Regia di Kornél Mundruczó vedi scheda film
Si dà “play” e la titubanza con cui abbiamo cliccato (senza aver letto alcunché al riguardo e solo avendo dato una rapida scorsa alla non promettente media voto IMDb, 6.9) svanisce di fronte al superbo incipit. Onirico, si direbbe. Lo sistemiamo in un angolino dell’ippocampo, poi si vedrà. La tredicenne Lili sballottata tra madre in carriera e padre stronzo, unico amico il cagnone tontolone Hagen, rigorosamente non di razza, torna la titubanza che pensavamo svanita: che sia un film per bambini? Calma, forse no: manca totalmente l’edulcorazione del genere, nell’improbabile grigiore di quella che dovrebbe essere Budapest, città talmente bella che ingrigirla è quasi impossibile, a meno di privarla dei connotati di riconoscibilità e mostrarne solo ghetti e discariche. Anzi, decisamente no: a rassicurarci ecco puntuali le scene da un mattatoio, ormai immancabile marchio della recente cinematografia magiara (“Corpo e anima”). Gli accenni disneyani dell’abbozzo narrativo paiono fondersi con “Amores perros”, (California e Messico confinano, il più è fatto, trasbordare tutto in Ungheria è un attimo), con gli amores latitanti e il punto di vista che diventa, con scaltra gradualità e ammirevole disinvoltura, quello dei perros. Andata e ritorno all’inferno per Hagen, da tontolone a sanguinario, vendicativo, incontrastato leader di un’orda del terrore. Recupereremo dall’ippocampo sul finire e il tutto confluirà nell’ultima inquadratura, talmente bella da non perderci molto tempo a cercare di capirla, così riuscita da non resistere a farne, pur in barba all’elementare buon senso, la locandina del film.
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