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White God - Sinfonia per Hagen

Regia di Kornél Mundruczó vedi scheda film

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La recensione su White God - Sinfonia per Hagen

di emil
7 stelle

Lili suona la tromba nell'orchestra della scuola. E' innamorata di Hagen, il suo cane, un meticcio.

Genitori divorziati, la madre parte per un viaggio all'estero e la bambina si trova a stare con il padre per tre mesi in Ungheria. Quest'ultimo non è un simpaticone e non ha proprio feeling con il miglior amico dell'uomo; per di più un'assurda legge del paese prevede il pagamento di una tassa per il possesso dei cani senza pedigree. Soluzione? Abbandono del cane, in barba ai sentimenti della povera figlia e via (scena devastante questa, specie se come me avete animali da compagnia).

 

 

Hagen (cane attore che sembra aver studiato il "metodo")però ha tutt'altri progetti per il futuro; inizia suo malgrado il calvario che, tra una fuga e l'altra, lo porterà a scontrarsi con insensibili accalappiacani, vagabondi senza rimorsi , crudeli criminali che gestiscono combattimenti clandestini e che lo sottoporranno a tecniche di addestramento e potenziamento rivoltanti, e via dicendo. Troverà però preziosi alleati fra i randagi della città che, per un solidale e bizzarro senso di fratellanza, faranno fronte comune con lui contro le barbarie degli uomini.

 

 

La fuga dal canile sarà l'inizio della truce vendetta.

 

Mundruczo rende Budapest una città spettrale, infestata da sciami di cani in rivolta a tempo di rapsodia ungherese, quasi una sorta di marcia solenne che diventa opera lirica (bellissime tutte le scene di massa dei cani in fuga). Angusti vicoli come ampie vie vengono travolti dall'impeto della fiumana canina che sa di libertà e rivincita, e che diviene metafora politica attualissima.

Ecco cosa avviene quando ci si rifiuta di mettersi nei panni di un'altra specie (o nazione potremmo dire), ignorando i diritti e la dignità delle minoranze deboli e reiette. Il regista attraverso immagini simboliche esaspera questo concetto nella sterzata evidente che il film prende al momento del compimento della vendetta canina, quando in virtù di un patto non scritto, le simpatiche bestiole diventano killer selettivi, uniti fra loro contro lo strapotere violento dell'uomo, in barba a qualunque senso logico dello spettatore, questo va sottolineato, che non avrà difficoltà ad empatizzare nella la situazione dei randagi.

 

Voglio un gran bene a Mario Sesti.

Il suo commento sulla scena di apertura e su quella finale racchiude tutta la poesia di questo film, che, come detto, va molto oltre la semplice storia di una bambina e del suo cane. Anche l'attacco alle istituzioni è evidente ( e richiama alla mente lo sterminio dei randagi che tutt'ora avviene in paesi limitrofi, come l'Ucraina).

 

 

L'incipit è d'impatto, ma l'epilogo è un capolavoro; cane e bambina, l'uno di fronte all'altra; un turbinio di emozioni e meraviglia, un misto tra poesia e magia, sospeso fra un'ottava e l'altra suonate dalla tromba di Lili.

La musica riecheggia nella città vuota e silenziosa intorno a loro, specchio del baratro morale di coloro che la abitano, rimbalzando sulle ruvide pareti di petra e colpendo il cuore "animale" di Hagen, che accoglie la musica dentro se, come un umano, riscoprendo un sentimento familiare che impedisce la strage completa.

Anche solo questa scena giustifica la visione del film. Se vi piace Fido, ovvio.

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