Regia di Kornél Mundruczó vedi scheda film
24 COURMAYEUR NOIRINFESTIVAL - CONCORSO
Ancora forte del premio principale al Certain Regard del Festival di Cannes 2014, arriva a Courmayeyr in concorso questo WHITE GOD, film ungherese di Kornel Mundruczo, storia di un cane, anzi di un branco di cani, ed occasione per poterci far affermare che, dopo tutti i film anche famosissimi sull'amico a quattro zampe imprescindibile per l'uomo, mai avevamo visto un film che li filmasse così efficacemente, singolarmente o in branco, con riprese ad altezza cane, inquadrature davvero sorprendenti che vanno più lontano di una storia che nasce come una favola e finisce per sfociare nei territori vicini all'horror, e dunque pertinente con i contenuti di questo festival.
Hagen è uno splendido meticcio che allieta le giornate di una ragazzina dodicenne di nome Lili con genitori separati ed in rapporti tesi. Da quando una legge folle in Ungheria fa si che ai possessori di cani non di razza sia imposta una sovratassa, si verifica l'abbandono sconsiderato ed in massa di cani, che iniziano a brancolare raminghi per la città, affamati e in preda al panico.
Pure per Lili, che va a vivere col padre per tre mesi, la presenza del cane risulterà osteggiata da tutti.
Abbandonato a forza nonostante le ribellioni della ragazza, su decisione del padre dispotico della ragazza, per il cane inizierà un'odissea tragica e scioccante tra fughe da accalappiacani sadici, o lotte clandestine sotto l'allenamento criminale e dopante da parte di un fanatico senza scrupoli. Ma Hagen, da buono e pacioso, saprà maturare il sentimento di vendetta proporzionato alle violenze subite, ed aiutato da un'intelligenza fuori del comune, sarà il cane di punta di una rivolta apocalittica e senza precedenti del branco, che riuscirà a mettere in tilt l'intera città, costringendola al coprifuoco e alla ritirata.
Aperto da una apocalittica sequenza cittadina in cui la ragazzina viene inseguita da un'orda di cani in corsa, (una delle immagini più famose e simbolo dell'ultimo Festival di Cannes) "White god" non verrà ricordato forse per la storia anche un pò scontata, seppur di presa forte sul pubblico, ma piuttosto per l'espressività che l'abile regista riesce ad acciuffare nei volti sfaccettati di questi cani, tutti belli fuori o dentro.
Hagen, per l'occasione interpretato da due esemplari magnifici pressoché identici, ha una espressività di movimento e facciale da attore consumato che strabilia. Il film piacerà molto nonostante le scene indubbiamente toccanti e forti che evocano senza enfasi, ma senza nemmeno nascondere nulla, episodi inaccettabili e criminosi di violenza su questo fedele e leale (lui si!) amico dell'uomo, molto spesso tradito o non adeguatamente contraccambiato.
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