Trama
In base alle nuove disposizioni governative, per il possesso dei cani di razza mista in Ungheria si deve pagare una tassa. Per evitare il pagamento, le famiglie di Budapest cominciano a liberarsi dei loro cani di razza mista e lo stesso destino sembra toccare anche ad Hagen, il cane di una dodicenne di nome Lili. Figlia di genitori divorziati, Lili viene mandata a vivere per un periodo dalla madre e ad occuparsi dello "smaltimento" del cane è il padre.
Approfondimento
WHITE GOD: UNA METAFORA SULLE MODERNE SOCIETÀ
Diretto da Kornél Mundruczó e scritto dal regista con Viktória Petrányi e Kata Wéber, White God racconta dell'intensa amicizia tra la tredicenne Lili e il cane Hagen, in un mondo in cui l'uomo domina con le sue leggi e dispone delle razze inferiori a proprio piacimento. A muovere le fila della storia è una misura governativa apparentemente innocua che mira a rendere più disciplinato l'allevamento dei cani, favorendo gli animali di razza pura a discapito dei meticci su cui invece viene posta una tassa. Con la popolazione che inizia ad abbandonare i 'bastardini', la tredicenne Lili cerca disperatamente di proteggere il suo Hagen, non accettando quella che ai suoi occhi è una regola insensata e crudele. Quando suo padre abbandona Hagen per le strade, Lili in nome dell'amore per il quattro zampe si ripropone di ritrovarlo e metterlo in salvo. Nel frattempo, per le strade di una città sempre più pericolosa, Hagen realizza come non tutti gli umani siano amici dei cani, fuggendo da due accalappiacani, cimentandosi con un furbo mendicante e finendo dapprima prigioniero di un addestratore di lotte tra cani e poi con l'aggregarsi a un gruppo di cani randagi. Il precipitare degli eventi farà sì che proprio i cani organizzino la loro rivolta contro l'umanità, finalizzata a ottenere una spietata vendetta.
Fotografato da Marcell Rév e con le scenografie di Panni Lutter, White Goddiventa quindi racconto metaforico sulla ribellione contro la disumanità dell'uomo, come spiegano le parole dello stesso Mundruczó: «Non è un segreto che mi piace sperimentare con i generi. White God è ispirato dalle sempre più assurde e rancorose relazioni sociali moderne. A mio parere, in parallelo agli effetti generati dalla globalizzazione, il sistema delle caste si è nettamente definito: la superiorità è divenuta un privilegio della razza bianca, della società occidentale, che ha finito per trarne vantaggio. Di conseguenza, tutti noi occidentali apparteniamo a una massa privilegiata. Con il mio film, volevo mostrare le passioni che infuriano nelle minoranze che criticano la nostra detestabile fiducia in noi stessi, il nostro universo fatto di menzogne e verità alterate e il nostro desiderio di distruggere ipocritamente le disuguaglianze, non credendo nella pace o nella pacifica convivenza.
Tuttavia, al posto delle minoranze, ho scelto come soggetto gli animali. L'ho fatto perché volevo concentrarmi liberamente sulla storia e per avere il minor numero di tabù possibile. Pertanto, ho voluto raccontare la storia di questi cani, una specie espropriata da quella qualità che li voleva come i migliori amici dell'uomo. L'uomo li ha traditi e, a loro volta, i cani organizzano la ribellione contro i loro ex padroni e compagni al fine di salvaguardare la loro esistenza.
Ho mescolato avventura, vendetta, ribellione ed eroismo, per far sì che i topoi dei film di vendetta e le caratteristiche allegoriche dei film con animali emergessero in maniera dinamica, emozionante e innegabilmente emotiva. Non c'è dubbio che di fronte a un tradimento e all'amicizia nessuno prenda posizione. Ho voluto che Lili, la tredicenne protagonista, divenisse il nostro specchio. Attraverso le sue azioni, entriamo nel mezzo del meccanismo delle confabulazioni: il suo percorso di formazione è l'allarmante esempio di ciò che speriamo che i nostri figli non diventino crescendo. Lili è una coraggiosa ragazza dal cuore d'oro che ha il coraggio, alla fine, di oltrepassare il netto confine (il nostro confine) che separa figli e genitori. Ha la forza di ribellarsi e di contraddire il padre, anche a costo della sua stessa vita.
Il mio obiettivo era quello di spingerci a fare il tifo per Lili e Hagen, per rivederli insieme e per far capire a Lili le ragioni della ribellione di Hagen. Attraverso la loro storia, tutti noi possiamo essere purificati e tornare a casa convinti che ogni nostra decisione è nelle mostre mani, avendo la scelta di non diventare adulti falsi e ingannevoli. Uomini e animali condividono lo stesso spazio e spetta ai primi posizionarsi tra le diverse specie senza ricorrere necessariamente alla violenza».
Note
Tre ragioni per non perdere questo film: Una: l’inizio. Due: la fine. Si tratta di scene di misteriosa e minacciosa bellezza, piena di angoscia l’apertura, di estasi la chiusura. Possiedono l’irrealtà ipnotica del sogno, invece appartengono al mondo della realtà filmata. Se Polanski facesse un remake di Lilli e il Vagabondo, ecco, verrebbe fuori una cosa del genere. E se non vi colpisce questo film - dedicato a uno dei più dimenticati e originali registi di tutti i tempi, l’ungherese Miklós Jancsó: ed è la terza ragione - lasciate perdere il cinema e dedicatevi tranquillamente a X Factor o a Candy Crush Saga.
Trailer
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- Premio Un Certain Regard al Festival di Cannes 2014
Commenti (2) vedi tutti
Una volta tanto d'accordo con filmTv. Inquietante e angoscioso racconto di cani che si ribellano. Sorprendente la piccola protagonista.
commento di gherritFilmetto animalista che non si capisce bene a che pubblico si rivolga, un po' troppo violento per i bambini, un po' troppo stupido per gli adulti…comunque inverosimile e sconclusionato per entrambi.
commento di Tex Murphy