Regia di Christian Petzold vedi scheda film
Tornata sfigurata dal lager di Auschwitz, Nelly (Hoss) si sottopone a una delicata operazione al volto che le cambia leggermente i connotati. Dopo essersi ripresa, si mette alla ricerca del marito (Zehrfeld), perso in occasione della deportazione. L'uomo non la riconosce e, convinto che nel frattempo la moglie sia morta, ingaggia la donna perché impersoni Nelly, in modo da potersi spartire con lei il lauto patrimonio. Lei, innamorata, sta al gioco, senza mai rivelare la sua identità. Stavolta La donna che visse due volte, che ha innegabilmente influenzato il film di Christian Petzold (peraltro ispirato al romanzo Le retour des cendres di Hubert Monteilhet), non è mossa da alcuna avidità e ha la fisionomia di Nina Hoss, stella del cinema tedesco, già protagonista de La scelta di Barbara. Cinema dalla struttura assai classica, interamente giocato sui chiaroscuri dell'interpretazione della protagonista, ma con diversi buchi di sceneggiatura, clamorose incongruenze logiche e alcuni personaggi sfocati, a cominciare da quello di Lene (Kunzendorf), l'amica di Nelly che le rimane accanto nell'attesa di una resurrezione che evoca metaforicamente la fenice, come il locale nel quale Nelly si esibiva prima della guerra e nel quale si consuma il memorabile finale.
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