Regia di Abderrahmane Sissako vedi scheda film
Film - che avrebbe potuto intitolarsi "Jihad" - ambientato nella già povera Timbuktu, che fa molto riflettere.
Fa riflettere soprattutto il fatto che questa frangia di estremisti islamici vieta tra l'altro di ascoltare e produrre musica e di giocare a pallone (e se non sbaglio, aggiungo io, anche di riprodurre volti umani e la natura).
In questo periodo di lock-down in cui da noi molta gente è andata fuori di testa per non poter uscire la sera tardi, andare al cinema o a teatro, cosa sarebbe successo se si fossero vietate la musica, il calcio, e il televisore? Suicidi di massa? Dimostrazioni oceaniche? Stragi di giovani e meno giovani?
Praticamente le cose più belle della vita (il volto delle donne, la musica, lo sport di squadra ed il gioco, l'amore stesso) vengono vietate in nome della religione, lasciando come unica soddisfazione lecita quella del matrimonio e dei figli. E a guardia di queste regole letteralmente "mortificanti" (perchè fanno perdere il gusto della vita e rendono indifferenti alla morte), gruppi di miliziani sono pronti a punire e ad uccidere senza prove e solo per sospetti, pagati non si sa bene da chi.
Insomma, preghiamo Dio (quello buono nostro) che questo estremismo non prenda il soprvvento e che possiamo continuare, noi ed i nostri figli, a gioire della nostra vita di cui la musica, il calcio, l'amore, il volto delle donne e la televisione sono un ingrediente decisamente importante e niente affatto trascurabile.
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