Regia di Ruben Östlund vedi scheda film
Mentire per il terrore della riprovazione altrui. Mentire, quindi, per non ammettere di aver avuto un momento di codardia, di paura, di egoismo. Non accettare il proprio lato oscuro, la propria debolezza o anche cattiveria. Ingredienti dell’animo umano che possono manifestarsi anche una sola volta nella vita ma, magari, nell’occasione più importante.
Certo non da premio Oscar (sfiorò la candidatura come miglior film straniero e a Cannes nel 2014 vinse l’ambìto premio della giuria Un Certain Regard), ma questo Forza maggiore (Force Majeure il titolo internazionale e Turist quello inglese) è un bel filmetto svedese tutto psicologia e silenzi e dialoghi e sguardi e lacrime. Tanto realistico da risultare, a tratti, perfino snervante. Perché tira in gioco ognuno di noi. E in quanto a immedesimazione dello spettatore con i vari personaggi, colpisce davvero nel segno.
Al centro della storia marito e moglie non proprio al top della loro affinità, con due figli piccoli e con l’intimità ridotta quasi a zero. Chiusi in un mega albergo di lusso sulle montagne francesi o lanciati giù per fantastiche piste da sci (bella la fotografia di F. Wenzel), Tomas ed Ebba affrontano una continua lotta interiore per restare legati l’uno all’altra. Fin quando non rischiano di morire insieme ai figli, travolti da una valanga che però si arresta poco prima del ristorante all’aperto in cui stanno mangiando.
La sceneggiatura dello stesso regista R. Östlund (nel 2017 autore dell’interessante The Square) punta i riflettori sulla pavida reazione del marito che, come testimoniato anche dal video da lui stesso girato, fugge quando si rende conto del pericolo e abbandona sul posto moglie e bambini e in tal modo lacera le certezze e le aspettative della donna. La tenuta della coppia finisce così sul ciglio di un burrone. Bravi e fisicamente gradevoli i due attori J.B. Kuhnke (Tomas) e L.L. Kongsli (Ebba, vista in Wonder Woman nel 2017).
Guardabile, voto 6,4
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