Regia di Ruben Östlund vedi scheda film
Tomas è in vacanza invernale sulle Alpi francesi con la moglie Ebba e i due figli, in un bell'hotel di lusso. Durante la seconda giornata una valanga si avvicina pericolosamente alla terrazza dell'albergo dove i quattro stanno pranzando. Mentre Ebba in quei brevi momenti di panico cerca di proteggere i figli, Tomas raccoglie i-phone e guanti e cerca di mettersi in salvo da solo. Per fortuna tutto si risolve con un grande spavento e nessun danno, dato che la valanga si arresta poco prima, ma dopo questo episodio tra i due coniugi le cose si incrinano irrimediabilmente, anche perché Tomas rimuove l'episodio negando la sua istintiva assenza di responsabilità...E anche i figli subiranno non poco le conseguenze del loro crollo psicologico...
Ho letto che il regista è partito da alcune indagini sulle reazioni dell'uomo in caso di pericolo, che possono essere le più istintive e imprevedibili, ricerche che testimonierebbero come di fronte a situazioni scatenanti come quella raccontata molte coppie si frantumano. Una sorta di esperimento sociologico, dunque, che però a mio modesto parere si risolve purtroppo in un vuoto cinematografico assoluto.
Il film, partendo dallo spunto originale e anche inquietante, avrebbe potuto essere un thriller psicologico ad effetto, un puzzle nel quale muovere componenti quali i meccanismi complessi e imprevedibili della psiche, la rottura di equilibri consolidati, le relazioni tra i componenti di una famiglia che si sta sgretolando e i ruoli dei suoi membri, la paura del cambiamento, in un ambientazione evocativa come i paesaggi di montagna.
Purtroppo il film si conclude nel breve episodio raccontato all'inizio e poi si perde completamente: il regista molla del tutto il racconto dopo venti minuti o poco più e si abbandona a dialoghi troppo lunghi e privi di tensione e contenuti, lunghe inquadrature a camera fissa senza significato, e i personaggi sono lasciati ad un delirio incontrollato, sino a un finale insopportabile. E per il povero spettatore, o almeno per me, non voglio generalizzare, è il tedio più totale (quasi da abbandono della sala).
Premiato a Cannes 2014 nella sezione "Une certaine régard", ma ogni festival, si sa, ha la sua ciofèca. Voto: 4.
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