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Forza maggiore

Regia di Ruben Östlund vedi scheda film

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La recensione su Forza maggiore

di EightAndHalf
7 stelle

Paesaggi innevati (dell'anima) in bilico, fragili, fatti di cristalli di neve pronti a crollare sulla boccheggiante massa di una discreta borghesia placida, calma, ma poco in pace con se stessa. 

 

Ruben Ostlund ha realizzato altre piccole cose, fra cortometraggi e documentari, ma niente che sia mai arrivato in pasto al pubblico internazionale, o almeno, niente che abbia avuto l'occasione di diffusione che sta avendo invece questo Force majeure, coproduzione franco-svedese che strizza l'occhio al cinema del Nord Europa (Kaurismaki, il Moland di In ordine di sparizione, il Langlo di Nord), ma se ne distacca fortemente per le intenzioni fondanti e trainanti l'intero progetto. Localizzare poi il film di Ostlund in quel cinema è anche un modo semplificato di raccontarne lo stile, fatto - è vero - di alti e bassi, ma a suo modo unico, almeno da ciò che si può constatare sulla base del felice esito di questa nuova pellicola. Originale e spiazzante, sebbene a tratti sul filo del patinato, Force Majeure ha il coraggio, nel bel mezzo delle logorroiche proposte del cinema più recente, di mettere in sordina il mondo, e di incorniciare i propri personaggi nelle loro tragicomiche e grottesche traversie interiori senza proporre una trama nel vero senso della parola. L'intero film è infatti basato su un assunto semplice semplice, ed è presto detto: la famiglia di Tomas ed Ebba sono in vacanza in montagna, e quando una slavina rischia di ucciderli tutti, il padre, Tomas, pensa bene di scappare lasciando la famiglia in balia della furia della montagna. E' il crac dell'equilibrio (formale, ostentato) della famiglia.

 

Vincent Wettergren, Johannes Bah Kuhnke, Lisa Loven Kongsli, Clara Wettergren

Forza maggiore (2014): Vincent Wettergren, Johannes Bah Kuhnke, Lisa Loven Kongsli, Clara Wettergren

 

Allo stesso modo non si capisce in che misura è ostentato l'"ice-style" di Ostlund, fatto di movenze gelide e di carrellate fluide, stupende, ma sempre lì lì per sfociare nel "superfluo". Quasi come a volersi dare un tono, il regista svedese mette in mostra tutto il suo talento, e sa dissimulare e celare le intenzioni dietro a una confezione a cavallo fra il cinico e il sardonico, capace di destare il dubbio genuino, spesso, se ridere o piangere. Un film fatto di motori controversi e contrastanti, assurdi, pieno di malumori e di umanità sconfitte. Niente è mai preso davvero sul serio, ma neanche lasciato in balia di se stesso. Benché la sceneggiatura stenti a rendere i personaggi davvero affascinanti, e si percepisca fin troppo la dipendenza eccessiva dalla sola idea, che è anche una trovata narrativa (che paradossalmente tiene incollati allo schermo per due ore di scene lente, gelide, reiterate), Force majeure riesce a ricreare con eccelsa efficacia il senso di agorafobica prigionia che si percepisce quando una certezza apparentemente indistruttibile crolla, e lascia dietro di sé le sue macerie. Quel senso di asfissiante silenzio, e di ansiogena calma, generato dai grandi spazi, e da quell'energia potenziale impazzita, che sembra sempre sul punto di scoppiare e che non scoppia mai. 

 

Lisa Loven Kongsli, Vincent Wettergren, Clara Wettergren, Johannes Bah Kuhnke

Forza maggiore (2014): Lisa Loven Kongsli, Vincent Wettergren, Clara Wettergren, Johannes Bah Kuhnke

 

Il vero grande motivo di interesse per il quale vedere Force majeure è anche solo uno: il modo in cui Ostlund, nonostante sia leggermente immaturo nel gestire il suo punto di vista, intrappola le sue immagini, incasellandole entro i bordi dell'immagine. Non è tanto la ricerca di un perfezionismo formale, quello che gli interessa, quanto la voglia di isolare ciò che gli preme raccontare e astrarre tutto il resto, come se ciò che non fosse in scena non fosse davvero importante. Force majeure è un interessante esperimento di minimalismo, che lascia poco spazio al fuoricampo. Un esperimento dispiegato in due ore di discorsi e di riflessioni, di sguardi e di incomprensioni, senza il ben che minimo raggiungimento di una possibile catarsi: il momento in cui forse avviene la riappacificazione è seguito da un finale quasi misterioso, in cui le situazioni si ribaltano e le dinamiche emozionali assumono forme assolutamente imprevedibili.

 

Johannes Bah Kuhnke

Forza maggiore (2014): Johannes Bah Kuhnke

 

Ed è imprevedibile ciò che può succedere, nel prosieguo di Force majeure. Non importa che poi non succeda nulla, il film è una costante attesa, un senso continuo di pressante tensione, che lascia frustrati e non vuole essere "urlato" fuori. Si potrebbe inutilmente imputare alla pellicola il mancato realismo di certe situazioni, ma esse stesse risultano coerenti con l'assunto di base: ciò che muove Force majeure è l'essenziale mise en scène, senza orpelli, senza nulla lasciato al caso. Il crollo del mito del padre, e della virilità ad esso associata, è un po' il pretesto per immobilizzare i movimenti interni di una famiglia normale, e annegarli nel lucente bianco di un mondo bellissimo ma monocromo, incolore. Giocando spesso con i riflessi, e ribadendo in continuazione quali siano i limiti dell'immagine - e realizzando a tal proposito un lavoro notevole con il suono, che focalizza l'attenzione su ciò che preme mostrare all'autore, piuttosto che su ciò che nella possibile realtà del film potrebbe verificarsi - Ostlund realizza un piccolo grande tentativo di raccontare la sottile assurdità di un mondo fatto a pacchetti tutti uguali, incasellato nelle finestre del residence in cui soggiorna la famiglia, e che combatte funesto il gelido inverno (paradossalmente, godendosela in una gioiosa settimana bianca), con la rara musica classica a cingere i luoghi, i lampi e i fuochi di una realtà sul ciglio del baratro, che vorrebbe responsabilizzarsi ma non sa non farsi trascinare dall'istinto per motivi di forza maggiore.

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