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Forza maggiore

Regia di Ruben Östlund vedi scheda film

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La recensione su Forza maggiore

di FilmTv Rivista
6 stelle

Una famiglia, bella come quelle degli spot dei frollini, posa per l’obiettivo di un fotografo, che dà indicazioni precise: stringersi, inclinare la testa, allacciarsi l’uno all’altro in modo simmetrico. La macchina da presa sta un passo indietro a quella fotografica, e già sogghigna della messa in quadro artificiosa, costruita, di questo nucleo familiare tonico e scintillante, in vacanza sulle Alpi francesi per cinque giorni. Dopo nemmeno 36 ore, mentre pranzano, una valanga controllata sul monte vicino pare abbattersi sul ristorante: solo una spaventosa illusione, ma durata il tempo necessario al fascinoso babbo per afferrare guanti e cellulare e fuggire senza controllare lo stato di salute di consorte e pargoli. L’episodio termina nel sollievo, ma si annida nella quiete vacanziera allargando una frattura fra i coniugi: lui nega tutto, lei è terrorizzata dalla sua mancanza di spina dorsale e anche più furiosa per la mancata ammissione del gesto. Ogni successivo dialogo, da soli o con amici e conoscenti, diventa teatro del dilemma e tavolo chirurgico su cui dissezionare, a suon di ipotesi e ricostruzioni, le dinamiche di coppia e le certezze su cui si fondavano. Lo svedese Östlund, vincitore con questo film del Premio della giuria al Certain regard 2014, guarda i personaggi col distacco sarcastico di un entomologo annoiato: inquadrature fisse dove uomini e donne si accapigliano, si umiliano e non riescono a comprendersi, così come la macchina da presa non si cura nemmeno di comprendere nel quadro le loro teste, se cambiano posizione. «Vorrei che avessimo lo stesso punto di vista», pretende stremata, ma non disposta al compromesso, la moglie di fronte alla negazione del marito, e un filmato sul telefonino viene consultato per cercare la verità nelle immagini. La posa fotografica dell’apertura del film è spezzata, la famiglia da spot messa alla berlina: l’unica soluzione per ricomporre la foto è allestire un’altra messinscena, una finta per ricucire lo strappo. Anche quella di Östlund è una “valanga controllata”: un esperimento provocatorio di scoperto cinismo, tant’è vero che i momenti cruciali del film sono ricalcati su video virali di YouTube, di cui il regista è appassionato fruitore (vedere per credere: il crollo emotivo del marito è ispirato al celebre Best Cry Ever, mentre il finale riprende Idiot Spanish Busdriver Almost Kills Students). Portando lo spettatore fuori da ogni reale condivisione emotiva e dandogli in pasto quello humour anti-empatico che è misura dei nostri tempi.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 18 del 2015

Autore: Ilaria Feole

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