Regia di Ruben Östlund vedi scheda film
32 TFF – FESTA MOBILE
Uno shock emozionale che provoca danni irreversibili, o presunti tali, non tanto fisicamente ma dentro di sé, riuscendo a far apparire inequivocabilmente certi comportamenti che per il ruolo assunto nella società e nella vita, si celano all'apparenza.
Una giovane, facoltosa e bella famiglia svedese sta trascorrendo un a settimana bianca tra le Alpi francesi, quando un giorno, mentre pranzano sulla terrazza di un ristorante panoramico, una impressionante valanga provocata scientemente per far cadere accumuli di neve pericolosi, dà l'impressione ai turisti di coinvolgerli nel suo devastante incedere a valle. In realtà i turisti rimangono incolumi, avvolti solo dalla fitta nebbia nevosa trasportata da tutta quella quantità di nece in caduta libera. Mentre la madre, in quell'attimo di terrore (la valanga spaventa anche lo spettatore grazie ad una ripresa realistica che non si dimentica) avvolge a sé istintivamente i suoi figli, mentre il padre sceglie d'impulso la via della fuga solitaria.
Questo comportamento, apparentemente ignorato sul momento, porta i due coniugi a riflettere e a mettere in discussione una unione che appariva indelebile e solidificata oltre ogni ragionevole dubbio.
Per i due bambini, che avvertono subito la tensione inedita nella coppia, inizia lo stress del timore di una imminente separazione: la famiglia più bella del mondo, scampato il pericolo, si sfalda o sembra cedere, sgretolarsi nei pilastri solidi che ostentava dal di fuori.
Ruben Ostlund, ottimo regista che non conoscevo sino ad ora, dà prova eccellente do sé nel raccontare una storia alla Winterberd di “Festen” dove un avvenimento improvviso scatena un'ondata di reazioni a catena destabilizzanti che sembrano riuscire a far franare tutto.
Tourist-Force Majeure è un film sull'istintività animale che ci governa, e che ci impedisce, nell'attimo della reazione irrazionale, di poter valutare scientemente la situazione, optando per la difesa di quei valori che dovrebbero essere la base indiscussa della propria esistenza.
Il film è incalzante, teso e riuscito, e getta sullo spettatore quell'angoscia e quell'incertezza proprie di chi si sente messo al muro, a fare i conti con la propria coscienza, giudicato e considerato colpevole anche solo da uno sguardo furtivo di uno sconosciuto che tuttavia sembra mascondere molti segreti (vedasi la figura inquietante dell'inflessibile cameriere sempre in agguato ad osservare e giudicare).
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