Trama
Durante una settimana bianca in Francia, una famiglia svedese sta pranzando in un ristorante di montagna quando una slavina colpisce improvvisamente l’edificio. Preso dal panico e dal suo egoismo istintivo, il padre scappa, lasciando in asso la moglie e entrambi i figli. La vicenda fa così affiorare conflitti mai prima rivelati.
Approfondimento
FORZA MAGGIORE: I RUOLI FAMILIARI DI FRONTE AL PERICOLO
Scritto e diretto da Ruben Östlund, Forza maggiore è un divertente psicodramma che racconta la storia di una famiglia svedese modello - composta dal padre imprenditore Tomas, dalla moglie Ebba e dai due figli biondi - e della loro vacanza di cinque giorni sulla neve delle Alpi francesi. Circondati da un paesaggio idilliaco in cui splende il sole e le piste da sci sono spettacolari, i quattro sono a pranzo in un ristorante di montagna quando una valanga genera una catastrofe impensabile. Con le persone che fuggono in ogni direzione per cercare riparo, Tomas prende una decisione che scuoterà per sempre la vita familiare e che lo costringerà a lottare a lungo per rivendicare il suo ruolo di capofamiglia.
Con la direzione della fotografia di Fredrik Wenzel, le scenografie di Josefin Åsberg e i costumi di Pia Aleborg, Forza maggiore è stato presentato al festival di Cannes 2014 nella sezione Un certain regard, dove ha vinto il Gran premio della Giuria. A spiegarne meglio genesi e ragioni sono le note di regia diffuse per l'occasione: «Forza maggiore trova origine in una domanda che mi ha a lungo affascinato: come reagiscono gli esseri umani di fronte a situazioni improvvise e inaspettate, come ad esempio una catastrofe? La storia si concentra su una famiglia in vacanza che, testimone di una valanga, vede il padre scappare via in preda al terrore. Quando il pericolo è terminato, Tomas si vergogna delle sua azioni perché ha ceduto alla sua paura primordiale.
La storia di Forza maggiore nasce da un aneddoto di diversi anni fa che non sono mai riuscito a dimenticare. Tempo addietro, una coppia di miei amici svedesi era in vacanza in America Latina quando all'improvviso un gruppo di uomini armati sono apparsi dal nulla e hanno aperto il fuoco: istintivamente, il marito è corso a nascondersi per ripararsi, lasciando la moglie senza protezione. Tornati in Svezia, lei non riusciva a fermarsi dal raccontare la vicenda... La mia immaginazione ha cominciato allora a volare e ho ricercato ulteriori storie (vere) simili: storie di disagio e di emergenza di passeggeri durante l'affondamento di navi e di turisti colpiti da uno tsunami o tenuti in ostaggio da dei dirottatori. In tali situazioni estreme, chiunque può reagire in maniera del tutto inaspettata ed estremamente egoista. Sembra che non ci siano studi scientifici sull'argomento ma a quanto pare in seguito a una catastrofe, un dirottamento o un naufragio, molte coppie di sopravvissuti divorziano. E la causa principale del divorzio è dovuta al fatto che molti uomini, una volta in pericolo, pensano più alla loro sopravvivenza che, cavallerescamente, a quella delle consorti. Ciò mi ha quindi spinto a volere esplorare il concetto secondo cui, in base a un codice sociale di comportamento condiviso, l'uomo dovrebbe essere il protettore della moglie e della famiglia e non dovrebbe tirarsi indietro di fronte al pericolo.
Poste le basi, ho voluto che il mio dramma esistenziale fosse ambientato in una stazione sciistica, un ambiente che mi piace molto. Le vacanze invernali danno la sensazione di avere il pieno controllo sulla propria vita. Come la maggior parte delle stazioni sciistiche europee, Les Arcs - dove ho girato Forza maggiore - è stata costruita negli anni Cinquanta per accogliere le famiglie della classe media e per permettere ai padri lavoratori di ripagare moglie e figli della sua assenza durante il corso dell'anno, dedicandosi a loro e prendendosene cura. In Forza maggiore, l'uomo civilizzato si ritrova di fronte alla natura e la scelta del padre Tomas di salvare se stesso lo porta ad affrontare la realtà in base alla quale, soggetto alle forze della natura, non è riuscito a nascondere un impulso umano di base: l'istinto di sopravvivenza.
Dopo il panico della valanga, i miei personaggi si sollevano con un sorriso nervoso, si rimettono in piedi e si spazzano via la neve. Nonostante nessuno di loro riporti danni fisici, il nucleo familiare è stato inevitabilmente scosso e lentamente ognuno inizierà a porsi domande sui ruoli che credevano di ricoprire bene, facendo i conti con la nuova immagine che si ha di Tomas, l'unico che non ha agito come ci si sarebbe aspettato. Tomas, dunque, dovrà conciliare le sue azioni con l'immagine che aveva di sé lui stesso e che aveva sua moglie Ebba, chiamata ad accettare che il proprio marito e il padre dei suoi figli ha abbandonato tutti nel momento in cui avevano più bisogno di lui e del suo aiuto.
La particolare situazione mette in mostra le aspettative che si hanno all'interno delle famiglie, nonostante queste non siano mai del tutto esplicite. In una famiglia, ognuno ha un ruolo da ricoprire e si aspetta che l'altro ricopra il suo come si deve. Inconsciamente, la maggior parte delle persone si aspetta che la madre si prenda cura dei figli in situazioni ordinarie mentre il padre se ne occupi in caso di improvvise minacce. Eppure oggi capita raramente che un uomo sia costretto a proteggere i suoi cari dal momento che nelle attuali società borghesi occidentali esistono pochissimi pericoli fisici».
Note
Lo svedese Östlund, vincitore con questo film del Premio della giuria al Certain regard 2014, guarda i personaggi col distacco sarcastico di un entomologo annoiato dando luogo ad una “valanga controllata”, un esperimento provocatorio di scoperto cinismo e portando lo spettatore fuori da ogni reale condivisione emotiva dandogli in pasto quello humour anti-empatico che è misura dei nostri tempi.
Trailer
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- Premio della giuria Un certain Regard al Festival di Cannes 2014
Commenti (19) vedi tutti
Boh.
leggi la recensione completa di giansnow89Aspettare che accada qualcosa in questo film è come entrare in una grotta e guardare crescere le stalagmiti.
commento di alphamamma mia, che noia. Non mi vergogno a confessare che, dopo venti minuti, l'ho stoppato.
commento di Roberto MorottiScemenza fatta alla meno peggio.
commento di gruvierazVolevo entrare nello schermo con un carrarmato e sfondare tutto
commento di sticazziRealismo distaccato. La routine della vacanza in montagna, intervallata da momenti di drammaticità infantile. Buon risultato.
commento di albiclauna tragedia psicologica.. o una commedia psicologica ??.. troppo lenta.. poca tensione..annoia.. ma un'interpretazione buona.. voto 5
commento di nicelady55Distruzione di un rapporto di coppia à la 'nordica'. 7 COSTANTE
leggi la recensione completa di luca826Rivisto di recente, riporto qui la mia recensione, un po’ in contro-tendenza, scritta dopo la visione in sala, all’uscita italiana di questo film (11 Maggio 2015).
leggi la recensione completa di laulillaUn film che guarda ad Haneke non raggiungendo la profondità delle sue opere ma restando certamente dignitoso. Voto 7.5
commento di fra_pagaCredetemi,oltre questo c'è solo là canna del gas.
commento di aristarcoUna famiglia svedese in settimana bianca si trova in pericolo per una slavina e il padre fugge. La madre è rosa dal tarlo del possibile abbandono...
commento di ENNAHIntelligente, inquietante ed originalissimo film neo-bergmaniano dal sapore vagamente fantapsicologico. Voto 7.
leggi la recensione completa di ezzo24Demenziale, senza capo ne coda, assurdo. Insomma una schifezza
commento di corradopFidatevi, le grosse turbe psichiche le ha Östlund, regista e sceneggiatore: inqualificabile ciofeca
commento di francaracciosembra sempre stia tutto per esplodere (e a un certo punto la minaccia si fa concreta con un effetto mozzafiato). poi, come per incanto, ritorna la quiete...ma è solo apparente, perché anche la più semplice realtà è, in fin dei conti, molto più enigmatica e imperscrutabile del previsto.
commento di giovenostaForza maggiore è un'opera interessante per la forte impronta stilistica e concettuale del suo autore che, pur non rispondendo sempre alle domande che pone, dimostra un occhio accorto per le difficoltà relazionali dell'uomo moderno.
leggi la recensione completa di MalpasoBuon lavoro
leggi la recensione completa di Furetto60Non è male ma al riguardo è stato detto e fatto meglio.
leggi la recensione completa di tobanis