Regia di Luke Greenfield vedi scheda film
«Nessuno vuole essere un poliziotto, la gente vuole sparare ai poliziotti!» è la sensata obiezione rivolta al protagonista di Bastardi in divisa, quando cerca di far approvare la produzione di un videogame su una coppia di agenti losangelini. Immediatamente contraddicendo questa stessa premessa, Justin e l’amico di sempre Ryan (trentenni falliti in procinto di abbandonare la città degli angeli e tornarsene tristemente in Ohio) scoprono che fingersi sbirri è una strada apparentemente efficace per (moderati) successi: le donne hanno un debole per l’uniforme, gli uomini obbediscono, loro malgrado, a qualsiasi ordine impartito con autorità, per quanto assurdo, se accompagnato da distintivo e pistola.
L’esile premessa si srotola in gag mosci e ripetitivi, stiracchiati all’inverosimile da uno script troppo lungo, conditi, per sicurezza, con una punta di sessismo, un pizzico di omofobia e una palata di banalità, scaricati pesantemente sulle spalle della coppia Johnson/Wayans Jr., già vista (in condizioni nettamente migliori) nella sitcom New Girl. La commedia si vorrebbe demenziale, soprattutto nella prima parte, ma non è né abbastanza nonsense né lontanamente cattiva; la svolta “action” del secondo tempo si giova di un gigionissimo Andy Garcia, ma è telefonata fin dai minuti iniziali. La moraletta finale sul credere in se stessi è la ciliegina (marcia) sulla torta. «Tu guardi troppi film» dice, a un certo punto, un poliziotto vero. Di questo, noi, avremmo fatto a meno.
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