Regia di Kazuchika Kise vedi scheda film
Con Ghost in the Shell: Arise, la celebre saga resa nota in tutto il mondo dal genio creativo di Mamoru Oshii riparte dalle origini della sua magnifica e criptica protagonista: Motoko Kusanagi.
Arise è quindi un prologo ed è composo da 4 OAV dalla durata di circa 60 minuti l'uno, sfortunatamente a condurre il gioco non troviamo Oshii ed il suo team bensì una serie di mestieranti ormai dediti all'animazione e condotti dal regista Kazuchika Kise; nostante il prodotto finale sia notevole non si avvicina al capolavoro originale (ovviamente si sta parlando della "versione" cinematografica e non del manga firmato da Shirow).
In questa recensione parlerò del primo episodio: Ghost pain.
Kise in comune accordo con Ubukata (sceneggiatore) e ovviamente con la casa di produzione, il celeberrimo Prodction I.G. (noto per il sodalizio artistico con Oshii) per cercare di raggiungere una fascia di pubblico amplissima decidono di non focalizzarsi su una concezione filosofica, presente invece nelle opere del maestro, tuttavia la lezione del grande Oshii è troppo importante e risulta impossibile da dimenticare; quindi ritroveremo (con dialoghi tuttavia più "semplici") il rapporto tra realtà e percezione di essa e soprattutto la trama è contraddistinta da una fittissima rete di situazione che andranno a costituire una vera e propria scatola cinese.
Lo sfondo bellico è sempre presente e rappresenta l'opportunità per inserire nuovamente una riflessione storico-politica (inganni, compromessi tra il Giappone e ...).
Non è presente invece quella sensazione straniante di solitudine che aveva magnificamente caratterizzato Ghost in the Shell del 1995 ma probabilmente come già scritto in precedenza gli "obblighi" commerciali non si possono ignorare.
Tra le note più positive cito senza ombra di dubbio il virus FireStarter che modifica la memoria dei soggetti e richiama gli innesti di memoria di Blade Runner
Tecnicamente parlando invece siamo su buoni livelli, le animazioni sono ottime, i combattimenti idem, tuttavia la regia risulta troppo elementare e molto lontana dall'inventiva di Oshii; stesso discorso per le musiche, onestamente si sente la mancanza di Kawai.
Complessivamente pur non essendo un capolavoro, questo primo episodio merita la visione.
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