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Il giardino delle parole

Regia di Makoto Shinkai vedi scheda film

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Mike.Wazowski

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La recensione su Il giardino delle parole

di Mike.Wazowski
8 stelle

45 minuti di intensa meraviglia pittorica.

 

Questa è una recensione/visione puramente maschile, su alcune cose inerenti il film.

 

Takao fa “salino” a scuola nei giorni di pioggia, per recarsi ai giardini di Shinjuku uno dei quartieri di Tokyo, ha un sogno grandissimo dentro di lui, diventare calzolaio e fabbricare artigianalmente lui stesso le scarpe. Ai giardini, recandosi in una pagoda al riparo dalla pioggia per disegnare scarpe, si incontra e non si scontra con Yukari. Una donna affascinante che lo colpirà per il suo essere silenziosa e più che altro perché beve birra e mangia cioccolato di prima mattina (?). Anche lei sembra che marini il lavoro per starsene in solitudine. Lei però nasconde un segreto per il quale nei giorni di pioggia e non solo, si reca ai giardini, ma anche un ulteriore dato non indifferente e difficile da non capire da subito, che è molto più grande di Takao, anche se sembra molto più infantile e meno equilibrata di lui. Comunque rimane il fatto che è molto bella. Nell’arco di due mesi ogni giorno di pioggia si incontrano e parlano fino a che lei gli fa toccare i piedi per prendergli le misure per un paio di scarpe.

 

Ora qui entra il lato maschile della recensione, se un uomo in qualsiasi forma sia, incontra per lungo tempo una ragazza di qualsiasi forma sia, sotto sotto…e se poi questa femmina si fa toccare pure i piedi (ma quanto è seducente accarezzare e sfiorare i piedi di una donna) non si può credere che sia solo per professione….e invece non è così tutti lo sanno tranne Yukari.

 

Non può non credere che tornato a casa non spacchi la legna (43:00) suoni le campane (7:24)….

 

E invece lei riesce pure nel momento fatidico, a tirarsi indietro e riequilibrare le gerarchie. Ma cosa pensava che Takao si recasse lì per disegnare scarpe solamente? C’è una specie di meccanismo di autodifesa femminile che spera sempre che l’uomo non abbia mai un doppio fine. E invece c’è quasi sempre, non si può negare, specialmente quando ci si innamora a senso unico.

 

<<Sai non credevo che tu provassi questi sentimenti? Forse mi hai frainteso negli ultimi due mesi di monsoni che ci siamo incontrati “fortuitamente”>> Oppure <<Forse mi hai frainteso quando negli ultimi tre mesi mi hai spalmato la crema al mare>>. Makoto deve avere sofferto molto nella sua vita in fatto amoroso!

 

Comunque a parte questo preambolo Makoto Shinkai si conferma autore di sentimenti pensieri sussurrati, con qualche pecca di esagerato intellettualismo. Ma ormai è un suo stile a cui dobbiamo abituarci, specialmente al movimento lento della telecamera, che non tralascia nessun particolare anzi rimaniamo attoniti dalla completezza dei particolari e dei paesaggi .

 

Un consiglio per godervi appieno questa opera e anche le altre del regista. Più che mai, siate riposati perché anche a fronte di un medio metraggio come questo, ad alcuni potrebbe calare la palpebra se non qualche cos’ altro e quindi sarebbe un vero spreco, perchè merita se non altro una visione.   Finale,  con la corsa supersentimentalidosa, di nonvidicochì, da non perdere perchè l'emozione è tanta e forte.

 

voto 7 1/2

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