Regia di Osvaldo Civirani vedi scheda film
Sul finire della seconda guerra mondiale i tedeschi invadono l’Italia e compiono razzie e sterminii di innocenti; in particolare in un paesino sugli Appennini un tenente nazista si incrudelisce nei confronti della popolazione locale, compiendo una strage per rappresaglia. Anni dopo i fatti verranno allo scoperto e l’uomo, rintracciato, si rivelerà essere nel frattempo diventato vescovo.
La storia è terribile e vera: è quella dell’eccidio di Filetto, in Abruzzo, operato il 7 giugno del 1944 per mano del tenente tedesco Matthias Defregger e dei suoi sgherri. Ce lo ricordano le didascalie in apertura e chiusura del film, nonché la voce off; in particolare la pellicola ci tiene a sottolineare quanto sia sbagliato il concetto di “eseguire gli ordini” tanto spesso utilizzato dai tedeschi, a seconda guerra mondiale conclusa, per giustificare gli atti orribili da loro compiuti negli anni precedenti in giro per il pianeta. In Italia si verificarono d’altronde alcuni degli episodi più mostruosi di quel nero periodo e ben vengano sempre pellicole come questa di Osvaldo Civirani, pur nella sua semplicità e nell’evidente limitatezza di mezzi, creata però appositamente per perpetuare la memoria dei caduti innocenti di Filetto. La sceneggiatura dello stesso regista rimane piuttosto fedele ai fatti di cronaca e, al netto di una punta eccessiva di retorica (comunque, visto il contesto, più che giustificabile), la storia è ben costruita e raccontata; a contribuire alla resa sullo schermo c’è un cast di nomi non eccellenti, ma di interpreti validi pescati fra le seconde e terze linee del nostro cinema: fra di essi Isarco Ravaioli, Ivano Staccioli, Anna Miserocchi, Adriana Giuffrè, Roberto Messina e Max Turilli, immancabile con la sua stazza in un ruolo da militare. Per Civirani, autore principalmente di commediole e altri titoli popolari, si tratta probabilmente del film più ambizioso; si aggiunga peraltro che il processo Defregger era appena cominciato e che quindi Quel giorno, Dio non c’era è a tutti gli effetti un instant movie; la sentenza arriverà solamente l’anno successivo e parlerà chiaro: assoluzione. 4/10.
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