Regia di Diana Dell'Erba vedi scheda film
«Le donne sono bestie interessanti» dice Lina Wertmüller, che nel folto gruppo delle autrici chiamate davanti all’obiettivo di Diana Dell’Erba è, insieme a Cecilia Mangini, fra le veterane. Sono bestie interessanti il cui habitat però, per una serie di ragioni, difficilmente si è collocato dietro la macchina da presa, nel corso di oltre un secolo di cinema: i dati che aprono il film parlano di circa 7 donne su 100 registi in Italia, con oscillazioni lievi in altri paesi del mondo. Sul perché di percentuali così schiaccianti e sul significato stesso dell’essere una donna di cinema si interrogano numerose firme al femminile del nostro grande e piccolo schermo: dalle succitate maestre, quelle che non smetteremmo mai di ascoltare, a Roberta Torre e Francesca Archibugi, da Giada Colagrande ad Antonietta De Lillo, da Wilma Labate ad Alina Marazzi. L’elenco è folto, il panorama autoriale variegato, i racconti (sulla passione e le difficoltà di percorrere una carriera sul set) convergenti senza mai farsi coro: alcune lamentano l’assenza di un noi, di un sentire collettivo, ma non rinunciano all’affermazione di un’individualità inseguita e rivendicata. Il puzzle che ne emerge è giocoforza frammentario, e nonostante gli inserti di fiction (con Maria De Medeiros nei panni della pioniera del cinematografo nostrano Elvira Notari) tentino di cucire insieme i rivoli di un discorso che ha tante facce quanti sono i nomi coinvolti, spesso sfugge il fine ultimo di un progetto poco organico.
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