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Anarchia - La notte del giudizio

Regia di James DeMonaco vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Anarchia - La notte del giudizio

di amandagriss
7 stelle

 

Giungla d’asfalto.

 

scena

Anarchia - La notte del giudizio (2014): scena

 

In un futuro prossimo venturo, quando l’inverno letargico ha da poche ore lasciato il posto alla primavera rigenerante, è imperativo dedicarsi alla ‘purificazione’ della propria anima: lavarsi del fango malsano della rabbia, del velenoso rancore sedimentato, incamerati nell’arco di 364 giorni e mezzo. Vomitare il malanimo represso.

Dare inizio allo ‘sfogo’.

Lasciar cadere ogni freno inibitore, regredire allo stato bestiale. Scatenare gli istinti primordiali.

Usare la violenza, far del male, arrivare ad ammazzare senza per questo rispondere delle proprie malefatte.

Pratica estrema ma sicuramente un toccasana per combattere lo stress metropolitano e le sue derive patologiche.

Perché una volta l’anno la legge consente ogni tipo di atto criminoso, giudicandolo il modo più semplice e sbrigativo, di certo il più efficace per ottenere generazioni di cittadini modello, ma, a voler leggere tra le righe, il fine ultimo è quello di preservare i delicati equilibri socio-economici della nazione U.S.A, contenere la spesa pubblica e controllare in maniera capillare la crescita demografica.

In tempi di crisi, una genialata.

 

locandina

Anarchia - La notte del giudizio (2014): locandina

 

James De Monaco scrive e dirige il secondo capitolo del fortunato The Purge, forse la più importante e riuscita produzione da parte della Platinum Dunes del famigerato o forse genio incompreso Michael Bay.

 

scena

Anarchia - La notte del giudizio (2014): scena

 

Il teatro d’azione non è più l’abitazione privata adibita per l’occasione a bunker. Non ci sono più i cattivi che dall’esterno intendono penetrare con ogni mezzo e in ogni modo nell’accogliente e sicuro focolare domestico. Non assistiamo, se non per qualche momento, a ciò che accade a coloro che decidono di non partecipare ‘attivamente’ allo sfogo e si barricano in casa, piuttosto all’inferno che si scatena per le strade, all’ondata tsunami di collera, sadismo, cattiveria che si riversa in ogni angolo della città -una qualsiasi metropoli yankee-, che non risparmia proprio nessuno, che fa piazza pulita di coloro i quali, per svariati motivi, non sono riusciti (o si è fatto in modo che non riuscissero) a rispettare il coprifuoco, trasformandosi, al suono di una sirena -che dà inizio alle ostilità e ne sancisce pure la fine-, in carne da macello di fronte alla furia animalesca della più svariata fauna umana. Brigate della morte sfrecciano nella notte a caccia di prede da massacrare.

Frustrati e insoddisfatti di ogni sorta, delinquenti comuni che in queste ore al cardiopalma fanno il pieno di violenza.

Ma anche chi si immette nelle strade di fuoco intenzionalmente, accarezzando un’idea simile eppur differente.

Più alta, più nobile.

Vendicarsi. Che non vuol dire 'purificarsi'.

Insieme a loro, lo stesso governo USA, ad assicurarsi di ripulire una parte cospicua di mondo da quelli che occupano i gradini più bassi della scala sociale, i poveri, gli emarginati, i barboni, i malati, il peso morto di una Nazione che tenta di risollevarsi dalle macerie sotto cui è finita, un ostacolo gigantesco al benessere e prosperità dell’intero Paese.

La nuova pulizia etnica.

 

A vantaggio dei più abbienti. Quelli che passeranno la notte più terribile dell’anno nella totale tranquillità, per nulla sfiorati dal timor panico di poter finire ammazzati da un momento all’altro. Sono quelli fortunati, quelli che possono difendersi al meglio, quelli che, in fondo, non vengono toccati. E che, anzi, partecipano con gusto e trepidazione al giorno della ‘caccia senza esclusione di colpi’. Organizzando festini di sangue privati, dove l’attrazione della serata è un poveraccio che accetta di farsi torturare fino alla morte in cambio di un’importante somma di denaro da spedire alla sua famiglia. Oppure allestendo una casa d’aste esclusiva, ove l’elite della city può aggiudicarsi, a suon di dollaroni, il privilegio di far fuori (come nei giochi di società praticati nei ceti alti) quella che è considerata la feccia della odierna società.

 

scena

Anarchia - La notte del giudizio (2014): scena

 

Se nel dittico Hostel la brutalità dell’essere umano confluiva nella più variegata e creativa serie di inimmaginabili sanguinarie aberrazioni (importante l’estro soggettivo) per mezzo di una ben ramificata rete/setta specializzata in traffico di corpi umani giovani sani e soprattutto americani, con la motivazione di riempire i vuoti di un’esistenza priva di stimoli, atrofizzata e imbalsamata, incapace di sentirsi viva e desiderosa di risvegliare il proprio istinto ferino, rimanendo pertanto confinata nel sommerso e nell'illegalità, qui la furia assassina da purgatorio è la nuova frontiera della civilizzazione.

Approvata, autorizzata ed incoraggiata dal governo.

Una sorta di darwinismo capitalistico, se vogliamo.

Il detto “homo homini lupus”, riveduto ed aggiornato. 

 

scena

Anarchia - La notte del giudizio (2014): scena

 

Fanta-horror sociologico di scottante attualità, che gode di una prima parte veramente buona, affilata come una lama di rasoio, tesa come una corda di violino.

Atmosfera pesante e claustrofobica.

Il pericolo incombe come una spada di Damocle.

Nessun luogo è sicuro. Dentro o fuori è lo stesso. In entrambi i casi è come stare compressi in una trappola per topi.

Chiunque può avvalersi dei suoi diritti di sterminatore salutando una nuova primavera, e decidere di pareggiare i conti, liberare i propri istinti di morte. Chiunque è capace di farlo.

Non esistono giustizieri, non esistono eroi. Sono concetti che implicano una morale.

Siamo tutti livellati allo stato brado di belve feroci.

Se impugnamo un’arma poi, è ancora meglio.

 

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