Regia di Richard Glatzer, Wash Westmoreland vedi scheda film
Mentre guardavo Still Alice, pensavo a chi va al cinema per divagarsi e si trova di fronte a questo film di tragicità difficilmente equiparabile. A un certo punto, la protagonista, una brillante docente universitaria di Linguistica, colpita da una forma precoce, degenerativa e letale del morbo di Alzheimer, esclama disperata che avrebbe voluto avere un cancro, perché con questa malattia tutti ti compatiscono e ti stanno vicino, mentre con l'Alzheimer ti rimproverano le mancanze e le dimenticanze.
Eppure, anche in questo film, com'è tipico del cinema americano, viene lanciato un messaggio di speranza ed anche un appello a non mollare mai. Perché se la malattia, al momento, non può essere vinta, è tuttavia possibile ritardarne alcuni effetti con l'esercizio della mente e soprattutto è necessario viverla con dignità. E l'appello deve essere letto innanzitutto dai familiari di chi è colpito dal terribile morbo.
Julianne Moore non avrebbe dovuto avere bisogno di questo film per ottenere il premio Oscar, ma si sa che presso l'Academy ha maggior credito chi interpreta un malato o un disabile. In ogni caso, l'attrice è anche qui ammirevole nel tratteggiare questa Alice spaesata dal comparire della malattia e dal manifestarsi dei suoi sintomi.
Alla fine, potrebbe essere rimasto soddisfatto anche chi è andato al cinema (semplicemente) per divertirsi.
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