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Still Alice

Regia di Richard Glatzer, Wash Westmoreland vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Still Alice

di ethan
7 stelle

Non era facile fare un film come 'Still Alice', tratto dal romanzo 'Perdersi' di Lisa Genova ed incentrato su Alice Howland (Julianne Moore), una docente universitaria di Linguistica alla prestigiosa Columbia University a cui viene diagnosticato una forma precoce del morbo di Alzheimer, ma la coppia di registi Richard Glatzer (che riesce a dirigere nonostante sia affetto dalla SLA) e Wash Westmoreland c'è riuscita senza cadere nelle trappole che film basati su tali soggetti ben si presterebbero.

I due autori puntano quindi su uno stile di regia 'neutro', tutto al servizio della (triste) storia da raccontare, evitando gli sconfinamenti nel lacrimevole in favore di un'analisi il più scientifico possibile della gravissima patologia e degli enormi problemi che essa causa, che vanno dalla perdita della memoria in uno stadio iniziale fino alla sua perdita totale, nonché della parola e del disorientamento più totale ma, allo stesso tempo, trattandosi di un prodotto di finzione, dando una esile fiammella di speranza, basata sull'amore e l'affetto dei familiari nei confronti della vittima dell'(incurabile) male.

Il film, com'era ovvio poi, si poggia sulle incredibili capacità attoriali della Moore che centra il bersaglio con il ritratto di questa donna, a cui vengono a mancare tutte le sicurezze di una vita che fino a quel momento le aveva regalato solo soddisfazioni, tanto dal punto di vista lavorativo, quanto degli affetti familiari, pur con qualche piccolo problema con una delle figlie, Lydia (Kristen Stewart), dal temperamento ribelle, e nel rapporto di coppia con il marito John (Alec Baldwin), ma delle inezie rispetto alla dura realtà che le spetta ora. L'attrice è efficace nel rendere lo spaesamento che la malattia provoca, in maniera subdola nell'esordio, poi sempre più aggressiva con il trascorrere del tempo, e la quasi completa perdita della parola, che era lo 'strumento' di lavoro della donna, che vediamo balbettante nell'ultima, toccante sequenza con la figlia Lydia che le legge un testo il cui tema, viene a fatica scandito da Alice, e cioè l'amore.

Sarebbe giunto il momento di colmare una delle tante lacune dell'Academy, premiando finalmente Julianne Moore con l'Oscar il prossimo 22 febbraio, anche se, a mio avviso, già l'avrebbe meritato per 'Lontano dal paradiso' nel 2002.

voto: 7.

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