Regia di Richard Glatzer, Wash Westmoreland vedi scheda film
i film sulla malattia sono un terreno molto pericoloso soprattutto a ridosso delle assegnazione annuali degli oscar. il film di glatzer e westmoreland a mio avviso non si discosta di molto da un discreto film per la televisione senza alcun guizzo particolare, senza però essere soporifero. gli occhi puntati su julianne moore tenutasi a freno da una sceneggiatura che per fortuna ha evitato qualsiasi scena madre troppo eclatante, fa si che il film non si disperda come i pensieri e le parole della studiosa colpita da una rara forma d alzheimer ereditario. paradossalmente alla donna viene detto che la malattia lavora più energicamente grazie/a causa della sua intelligenza. una donna che ha voluto tutto quanto la vita potesse darle senza riserve, si vede strappare letteralmente dalle mani ogni suo ricordo più caro. ci sono scene particolarmente emotive come quando alice dice al marito che preferirebbe avere il cancro, per non scatenare compatimento nei confronti di una persona che sta diventando velocemente un involucro vuoto o anche il finale con kristen stewart quando alice guarda la figlia e riesce con difficoltà ad espellere la parola e il concetto che voleva disperatamente comunicarle. purtroppo il film mal sviluppato e pensato in relazione alla protagonista, non permette ai comprimari baldwin, stewart, bosworth, parrish di creare empatia col pubblico(almeno con me)tale da soffrire e sentire la progressiva perdita nella mente della donna. è come se fosse un film monco, o che mancasse di comunicabilità e in più non sono riusciti a farlo stare dentro i 100 minuti di durata.
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