Regia di Richard Glatzer, Wash Westmoreland vedi scheda film
FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA - GALA
STILL ALICE, del duo registico Richard Glatzer e Wash Westmoreland: il film è strutturato come un racconto drammatico, quasi agghiacciante, di un calvario che affligge da un giorno all'altro una bellissima cinquantenne colta e di successo, ed insieme a lei la sua bella famiglia che la donna si è costruita in trent'anni di vita di coppia.
Alice insegna materie linguistiche presso la prestigiosa Columbia University; ha un marito molto occupato ma amorevole ed affettuoso, tre bei figli già grandi, tutti pressoché realizzati o almeno con una meta da raggiungere. Il giorno in cui la donna, facendo jogging attorno a casa, si smarrisce nel parco trovandosi in stato confusionale, e poi ancora quando, durante un discorso ufficiale sul lavoro, perde il filo e non riesce a trovare il nesso logico per proseguire e concludere il suo trattato, Alice capisce che per lei è necessario un accertamento neurologico che possa dare una spiegazione a due avvenimenti così inconsueti ed imbarazzanti. Dopo i controlli alla donna viene diagnosticata una rarissima forma di Alzheimer precoce, di carattere ereditario, e dal rapidissimo evolversi.
Su una persona istruita e brillante come la donna poi, la avverte il medico che la cura, gli effetti progressivi di una malattia inesorabile e crudele che cancella e sgretola i ricordi distruggendo i traguardi ed i successi di una vita intera, appaiono ancora più devastanti e rapidi. Crudeli e destabilizzanti.
Con l'appoggio della famiglia, la donna escogita metodi sempore più ingegnosi per indursi a ricordare le cose e a sapere dove trarre notizie ed indizi, nozioni di base un tempo banali che ora vengono a mancarle; ma quel senso di vuoto, quel biancore che tutto cancella ed indefinisce appannando ogni particolare, prosegue il suo corso con effetti sempre più destabilizzanti.
Still Alice descrive con una certa lucudutà un percorso regressivo crudele ed inarrestabile, durante il quale la nostra malata arriva persino ad invidiare coloro che soffrono di cancro al posto del morbo che la sta divorando, rendendola apatica ed inerte.
Still Alice è inoltre e soprattutto il film di Julianne Moore, ovvero la sua prova da Oscar più clamorosa ed evidente.
Forse proprio per questo il film, corretto, ben narrato, ma anche tanto convenzionale e premeditato, condito da quelle sinistre e banali note di piano in sottofondo sentite in mille altre circostanze ed ostentate ruffianamente per cercare di fare breccia nelle emozioni del pubblico, manifesta anche tutti i suoi più marcati limiti, che si concretizzano in una totale assenza di originalità nella direzione, nell'organizzazione di una vicenda che tuttavia non può lasciare freddi o indifferenti, ma che avrebbe anche bisogno di una spinta personale e di carattere per distinguersi da tanti più convenzionali surrogati che trattano il calvario della malattia.
Alec Baldwion marito affettuoso e pingue convince anche più del solito, mentre i figli belli e fino a quel momento sereni, che vivono pure loro l'incubo di una malattia che potrebbe pure essersi trasmessa loro sin dalla nascita, hanno il bel volto intenso e piacevole di Kate Bosworth, del divo nascente Hunter Parrish, e di una combattuta e combattiva Kristen Stewart nei panni della figlia più giovane, quella che, a differenza degli altri, sceglie di non sapere, forse per poter affrontare in modo più totalizzante le incognite ancora legate alla sua carriera recitativa di teatrante, ancora in fase di crescita ed affermazione.
Insomma grandi attori, buone prove, direzione impeccabile, ma stile piatto, o troppo, davvero troppo convenzionale: forse proprio grazie a ciò il film farà incetta di Oscar durante la prossima
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