Regia di Mélanie Laurent vedi scheda film
E’ sempre piacevole imbattersi in un film al femminile “cento per cento”, l’effetto straniante che me ne deriva ha spesso su di me un confortante e sitmolante effetto balsamico. Malgrado l’infelice definizione (“comunissima adolescente”... lo so, database: è la traduzione letteraria di ciò che riporta la Bibbia IMDB....) che tradisce e disonora il ruolo affidato alla protagonista Joséphine Japy, il pool di femmine che, regista in testa, dà vita a questo “Respire” si comporta davvero egregiamente: la Japy per prima (il personaggio di Charlie è senza dubbio il più difficile), viso comune quanto volete, ma perfetta in ogni “respiro”, e con lei anche Lou de Laâge nel ruolo di Sarah (l’amica che sconvolge) e Isabelle Carré (la madre di Charlie) che supportano egregiamente.
Forse qualche appunto può essere mosso proprio alla Laurent regista (mia personale beniamina, sin qui conosciuta solo nei panni dell’attrice), o forse per essere più esatti al suo entourage addetto al montaggio: in più di una circostanza ho trovato scarsamente efficaci (o meglio: malamente sprecate) alcune scelte sui tempi e sulle durate (una su tutte: la scena in slow mo di Sarah danzante sul brano con base Handpan che è un vero e proprio aborto, nel senso che avrebbe dovuto durare almeno il triplo), tanto da macchiare il suo film di quell’ingenuità e superficialità rispetto alle quali sarebbe stato tranquillamente immune nella sua idea di fondo.
Ringrazio Dio (e la Laurent) per non averlo fatto scadere in queer-movie, che di questi tempi è una scelta coraggiosa, controcorrente, a breve forse sanzionabile penalmente (ma col DDL Zan, è discriminante che Charlie e Sarah non abbiano il coraggio di scoparsi a vicenda, nonostante l’inclinazione?) stai a vedere pure penalizzante.
Bel finale, buon film.
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