Regia di Duke Johnson, Charlie Kaufman vedi scheda film
Kaufman mette in scena il disagio e la solitudine con un' opera di straordinaria umanità che fa leva proprio sulla freddezza della tecnica dello stop motion per costringerci a immedesimarci in questi intimissimi pupazzi di plastilina.
Hotel Fregoli, Cincinnati. Michael Stone, arrivato per presenziare ad una conferenza dedicata al suo ultimo libro, è stanco, distante, apatico; l’invasiva gentilezza dei personaggi in cui si imbatte non fa altro che acuire la sua insofferenza, fin quando non si imbatte in lei, Lisa Hasselman, che assieme alla sua amica, soggiorna nel medesimo corridoio proprio per assistere alla conferenza di Michael il giorno successivo. E’ subito amore ma le loro esistenze sembrano segnate dal timbro orribile della solitudine e qualcosa va storto.
Charlie Kaufman sfoga il suo sempre fervido talento artistico in un film di animazione per adulti dalla straordinaria umanità utilizzando la tecnica della ripresa a passo uno (in inglese stop motion) e rendendo dei semplici pupazzi di plastilina vere e proprie persone. La sua è una scelta molto coraggiosa che non ha ottenuto un plebiscito di approvazioni soprattutto da parte di tutti coloro che l’hanno vista come una deminutio in termini proprio di umanità, di espressività; invece l’assenza di persone costringe lo spettatore a concentrarsi sulla storia e i sui personaggi senza essere imboccato da questo e quell’attore più o meno capace. Lo spettatore partecipa ed è costretto ad andare oltre molte “barriere” , non ultima il fatto che tutti i personaggi, sia maschili che femminili tranne Michael e Lisa, sono doppiati dal bravissimo Tom Noonan il che genera stupore misto a straniamento. Ognuno di noi è Michael, è Lisa, questo è il grande approdo di questo geniale lavoro: la partecipazione all’opera che non è mai sottomissione ma solo un pretesto per trarre proprie riflessioni. Un film accessibile a tutti, mai banale che si avvale di tre straordinarie voci (David Thewlis, Jennifer Jason Leigh, Tom Noonan) per farci vivere l’alienazione dei protagonisti con un impercettibile ma accorato afflato.
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