Regia di Duke Johnson, Charlie Kaufman vedi scheda film
Un motivatore in cerca di motivazioni in un albergo di lusso durante una fredda serata in solitudine, che parte come una delle tante, troppe, già vissute per trasformarsi in qualcosa di diverso.
O è soltanto quello che vorrebbe?
Per quanto sia scontato (o forse no) quello che dice, Anomalisa è un film potente, per come racconta (e con quali mezzi sceglie di farlo) l'umanità e la verità tragica della sua condizione, i rapporti interpersonali (l'urgenza di comunicare e la goffaggine nel farlo) e quelli (terribilmente illusori) tra uomo e donna.
L'utilizzo di pupazzetti in stop motion adoperati come specchio di noi stessi, risulta paradossalmente efficace: questi ometti in plastilina che prendono vita ci permettono di osservare dalla giusta distanza le loro (che sono le nostre) tanto terrene, familiari vicissitudini emozionali.
È come se riuscissimo finalmente a guardarci dal di fuori, in una versione amplificata delle nostre fragilità, della nostra natura difettosa, del nostro stato insoddisfatto, confuso e spesso alienato, del nostro perenne tendere a un qualcosa di speciale che forse non è nemmeno di questo mondo.
O siamo noi, oramai, a non riuscire (più) a vederlo.
Inoltre, la strada dell’animazione, straniante quando si rivolge ad un pubblico esclusivamente adulto, rende per nulla stonato o fuori posto l’espediente narrativo delle facce e delle voci (distorte, artefatte) tutte uguali, assegnate indistintamente agli svariati personaggi che incontriamo nel film: espressione di un sentirsi ineluttabilmente soli in mezzo agli altri, nonostante gli sforzi fatti per ottenere esattamente il contrario, mentre coviamo, in silenzio, la disperata speranza di un miracolo -un'anomalìa nel flusso sempre uguale delle cose- a salvarci dal nostro stallo emotivo, risollevarci dalla nostra inquieta apatìa del percepire il mondo come un inferno piatto, soffocante e privo di stimoli, che ci spinge a collocare su uno stesso livello comatoso le nostre (non)esperienze e i nostri (non)incontri di (non)vita.
Anomalisa è il desiderio, la necessità di rincorrere un’illusione, l’ennesima.
È tristezza, sgomento, amarezza del prendere coscienza del proprio fallimento (l’ennesimo) una volta che questa illusione l’abbiamo fatta nostra.
Anomalisa non contempla luce all’orizzonte.
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