Regia di Duke Johnson, Charlie Kaufman vedi scheda film
Charlie Kaufman, con il supporto di Duke Johnson, dirige il suo primo film di animazione vietato ai minori di 18 anni ricorrendo alla tecnica della stop motion. La storia si concentra sulla figura di Michael Stone, marito, padre e scrittore di un libro motivazionale sui servizi ai clienti delle varie compagnie. In viaggio per un importante convention, giunge a Cincinnati, dove alloggia in un grande albergo. Distaccato dal mondo e incapace di intrattenere rapporti umani duraturi con coloro che lo circondano, Michael approfitta del viaggio dapprima per contattare una vecchia fiamma lasciata in asso undici anni prima e poi per corteggiare Lisa, una sua fan che a differenza delle altre persone che incontra presenta peculiarità che lo colpiscono. Lisa ai suoi occhi e alle sua orecchie appare diversa da tutti quanti: una cicatrice vicino l’occhio lo affascina e la sua voce lo eccita. La notte d’amore che i due vivono riserva però un’amara sorpresa al risveglio, quando la normalità della quotidianità farà diventare “AnomaLisa” del tutto simile agli altri.
Incubo quasi kafkiano, Anomalisa si interroga sull’uomo di oggi offrendo il ritratto spietato e poco speranzoso di un uomo di successo, la cui vita è parca di emozioni. In un universo popolato da facce tutte uguali, da visi irriconoscibili l’uno dall’altro e da routine deflagrante, il protagonista Michael è incapace di gestire i propri legami. Dalle sue telefonate e conversazioni, scopriamo lentamente il suo mondo: è di origine inglese, vive a Los Angeles, è sposato, ha un figlio e soprattutto è uno scrittore di successo, la cui fama è accresciuta grazie a un libro motivazionale che è andato letteralmente a ruba. Sebbene dal punto di vista professionale appare efficace e dal comportamento ineccepibile, Michael è talmente alienato dal mondo da non essere capace di relazionarsi con esso e con chi lo popola. In preda a piccole manie e a grandi interrogativi sulle scelte da compiere, trova nella voce femminile di Lisa, una sua fan giunta dall’Ohio per prendere parte alla sua convention, un rivolo di novità rispetto al villaggio dei dannati intorno: mentre tutto il mondo parla con una asettica e conforme voce maschile, Lisa con il suo timbro (o, meglio, con il timbro che Michael percepisce) scuote il suo stato psicologico, provoca in lui sussulti emotivi e reazioni al di sotto della cinta che non riesce a trattenere. Affascinata dal suo scrittore preferito e dalla parola “anomalia” (da cui il soprannome AnomaLisa), Lisa cede a una notte d’amore e a una prima ipotesi di andare a vivere insieme. Il momento che riporta Michael con i piedi per terra però non fatica a ritardare: basta una semplice colazione per mostrargli come la donna non sia altro che l’ennesimo prototipo di straniante normalità, quella stessa normalità che lo irrita e lo spaventa.
Farcito di sottotesto sociologico che vede l’uomo postmoderno vittima delle illusioni che egli stesso si crea e artefice di un mondo distopico in cui tutto è de-umanizzato, Anomalisa sorprende per la tecnica di realizzazione e per l’audacia dei due registi, che non risparmiano la prima scena sessuale esplicita (accompagnata da nudi frontali in bella vista) dell’animazione per tutti, ma lascia un tantino perplessi per il racconto in sé, quanto ambizioso tanto già visto. Accogliendo la passività del protagonista che nel finale non trova redenzione e non si libera dal morso dell’estraniamento, Anomalisa non sceglie la facile via della fiaba a lieto fine, rivelando una morale gotica che inquieta ma non affascina, soprattutto per via di alcuni imperdonabili errori di distrazione in fase di realizzazione e montaggio (uno su tutti: prima di incontrare Lisa, Michael si veste in fretta dopo aver fatto la doccia e, non trovando le mutande, indossa direttamente i pantaloni… peccato che nella scena in cui toglierà nuovamente i pantaloni avrà addosso un paio di anonimi boxer).
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