Regia di Jean-Luc Godard, Ursula Meier, Sergei Loznitsa, Cristi Puiu, Aida Begic, Angela Schanelec, Isild Le Besco, Kamen Kalev, Vincenzo Marra, Leonardo Di Costanzo, Vladimir Perisic, Marc Recha, Teresa Villaverde vedi scheda film
A cent’anni dallo scoppio del Grande guerra, nel luogo in cui tutto ebbe inizio, nella Sarajevo dell’omicidio dell’arciduca Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914, nel 2014 il critico francese Jean-Michel Frodon ha avuto l’idea di riunire 13 registi europei, per riflettere sul ruolo tragico avuto da Sarajevo nella storia del Novecento, dal conflitto mondiale all’assedio del 1992. Ne è nato un film collettivo composto da 13 cortometraggi d’autore, tra documentari e finzioni, intenzioni lodevoli e risultati altalenanti. I picchi vengono dai nomi più prestigiosi: Jean-Luc Godard, naturalmente, che realizza un folgorante collage sulla «collisione brutale tra la violenza reale e la violenza simbolica»; Sergei Loznitsa, che sovrappone i volti dei cecchini serbi ai luoghi delle loro stragi durante la guerra civile; Cristi Puiu, che racconta con ironia la placida xenofobia di una coppia borghese. Colgono comunque nel segno anche il frammento di adolescenza ferita di Marc Recha, l’infanzia perduta nella nebbia raccontata da Isild Le Besco e, per la potenza del ricordo diretto, il collage di volti di Aida Begic, unica bosniaca coinvolta nel progetto. Meno significativi, purtroppo, i contributi dei due italiani chiamati da Frodon: Leonardo Di Costanzo, che omaggia Uomini contro con un storia di trincea e ingiustizia, e Vincenzo Marra, con un film sospeso tra Roma e Sarajevo, tra il richiamo del passato e l’amnesia del presente.
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