Regia di Anton Corbijn vedi scheda film
Life (2015) di Anton Corbijn.
Affrontare il mito non è mai cosa semplice, se poi sei un regista che vieni dalla fotografia e hai il desiderio di raccontare di Dennis Stock e delle foto a James Dean, il compito diventa ancora più arduo.
Anton Corbijn, regista olandese, nato nel 1955 negli anni in cui la vicenda si svolge, sembra combattuto in tutto il film, tra la passione per il fotografo statunitense e l'innamoramento per l'icona Holliwoodiana. Coglie entrambe i protagonisti nell'attimo stesso del decollo artistico, descrivendo più determinato e cinico il fotografo e decisamente più introverso e malinconico l'attore . Il primo, ha il genio di comprendere le enormi potenzialità che possiede Jimmy e la tenacia di insistere nelle richieste, di un servizio fotografico per "Life", prima della "prima" de La Valle dell'Eden, che consacrerà definitivamente il ventiquattrenne attore dell'Indiana, alla storia della Cinematografia ( primo a ricevere la Nomination postuma all'Oscar).
Il film, tratteggia le caratteristiche di attore difficile e sensibile che già conosciamo, offrendo un ritratto un po' didascalico ma efficace di Dean, che trova un riscatto poetico nel ritorno a casa, con la famiglia raccolta intorno alla tavola e gli affetti più profondi, espressi ,in un momento di intimità con Stock/Pattinson, estremamente verosimile ( il racconto della bara della madre in treno). La storia, dell'incontro tra questi due artisti del secolo scorso, andava raccontata e Corbijn se ne è assunto la responsabilità : a tratti il film, appare appesantito dalla ricerca dell'esattezza del documento, ma è la cifra stilistica dell'autore, che vuole esaltare come in un "reportage" dal fronte, ogni singolo accadimento dei due protagonisti, per esasperare lo sforzo artistico dell'artigiano dell'immagine, messo di fronte ad un monumento della recitazione americana. Il risultato finale dell'opera è eccellente, soprattutto per chi, come il sottoscritto, avrebbe voluto vivere quegli anni, tra il 1952 e il 1956, di grande vigore produttivo: sullo schermo risuonano i nomi di Elia Kazan e Nicholas Ray, dell'avvenente Anna Maria Pierangeli (ottima Alessandra Mastronardi), di Nathalie Wood e Eartha Kitt che balla al suono del juke box con Jimmy, mentre tuonano i diktat del padre padrone Jack Warner/Ben Kingley, nonché le lezioni di Lee Strasberg. Il tutto, rappresenta un autentico godimento per le pupille e i padiglioni auricolari, di chi ama il Cinema. Verrebbe da dire " formidabili quegli anni", ma Corbijn intreccia abilmente le storie private e perdenti di Stock e Dean, denunciando le delusioni amorose e i matrimoni falliti, i lutti familiari e le lontananze affettive, le pressioni mediatiche e gli obblighi contrattuali, a cui è difficile sottrarsi ed ottemperare e che fanno pronunciare ripetutamente, al bravo James/ Dane DeHaan, "dobbiamo tornare a casa, dobbiamo tornare a casa". Un elogio particolare alla curatrice dei costumi, Gersha Phillips e alla scenografa Anastasia Masaro, per l'accurata ricercatezza dei particolari, nella ricostruzione storica degli ambienti e degli oggetti, oltre che degli abiti e dei complementi degli interpreti. Sublime la colonna sonora, perché accompagna gli stati d'animo dello spettatore. Indimenticabile la galleria di foto autentiche che ritraggono l'attore malinconico, rigorosamente in bianco e nero dell'epoca.
Da vedere e da gustare.
Viva il Cinema . Viva i suoi miti.
Lu Abusivo.
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