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The Lobster

Regia di Giorgos Lanthimos vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Lobster

di ethan
7 stelle

In un futuro prossimo imprecisato, l'occhialuto (e sovrappeso) architetto David (Colin Farrell), lasciato dalla moglie, viene portato in un hotel dove entro 45 giorni deve trovare un'anima gemella, altrimenti verrà tramutato in un animale a sua scelta. L'uomo, che arriva all'albergo con il fratello Bob, che è diventato un cane, fa conoscenza con altri alloggianti nella struttura, come l'uomo che parla con la s blesa (John C. Reilly), l'uomo zoppicante (Ben Whishaw), la donna che mangia biscotti (Ashley Jensen).

Dopo aver rischiato l'entrata nella stanza di trasformazione, david fugge nella campagna circostante ed entra in contatto con i solitari, capeggiati da una leader (Lea Seydoux), stringendo, piano piano, un legame con la donna miope (Rachel Weisz), vietato dalle ferree regole del gruppo, che stabiliscono, al contrario di quelle della società, che tutti rimangano single.

'The Lobster' è il quinto lungometraggio di Yorgos Lanthimos, che scrive, in coppia con Efthymis Filippou, una sceneggiatura - in odore di nomination all'Oscar secondo i siti più informati - che descrive una distopica società prossima ventura, dove il fatto di essere single è visto come un 'reato' punibile con la dimora prima in una struttura atta ad ovviare a tale 'crimine', dove viene data la possibilità agli individui di costruirsi una propria storia sentimentale entro un tempo stabilito di 45 giorni, con persone con le quali si ha qualche caratteristica in comune, e poi, nel caso in cui il tempo trascorso non dia i frutti sperati, si viene sottoposti al 'trattamento' anzidetto. 

Lanthimos costruisce un film molto rigoroso, fatto di lunghe sequenze con la camera fissa, con inquadrature spesso simmetriche, in cui le stanze, i corridoi e le decorazioni dell'hotel rimandano ad un altro albergo, ancora più spaventoso di questo, ossia l'Overlook Hotel di 'Shining', composto di dialoghi e battute fulminanti, puntellato da una voce fuori campo (che, dopo metà circa dell'arco narrativo, si capirà di chi è) che sottolinea e commenta i momenti salienti della pellicola: la combinazione di questi elementi dà vita ad una satira feroce della società, dove si è raggiunto il grado zero dei sentimenti, ad un'atmosfera generale a metà tra il surreale (molti hanno citato Buñuel) ed il grottesco, con situazioni che generano un umorismo sardonico e risate amare sulla condizione esistenziale degli individui, caratterizzata in gran parte da solitudine, anaffettività e disinteresse totali nei confronti del prossimo, rappresentati emblematicamente, nel primo caso da David, e negli altri dalla 'donna senza cuore' (Angeliki Papoulia): successivamente, quando il film dalla soffocante ambientazione alberghiera si sposta nei boschi, popolati dai solitari, assistiamo ad un'inversione di rotta, ma si tratta sempre di una organizzazione gerarchica, con capi e sottoposti, dove le libertà (specialmente quelle di innamorarsi ed amare) vengono anche qui limitate, infliggendo punizioni molto dure a chi sgarra!

La bravura del cineasta greco sta anche nel fatto che egli non punta su facili effet(tacc)i, aventi per oggetto le trasformazioni in animali - che magari fra le mani di un altro regista avrebbero dato luogo a scene raccapriccianti - ma opera in maniera diametralmente opposta o per ellissi o mostrando il fatto già compiuto, poiché quello che gli preme raccontare è ben altro.

Ottimo il comparto interpreti, con un sorprendente Colin Farrell (candidato ai recenti Golden Globes), la cui forma fisica, non certo smagliante, è inversamente proporzionale a quella recitativa, attorniato da una bravissima Rachel Weisz nel ruolo della donna (anch'essa dalla vista debole) di cui s'innamora, da una glaciale Lea Seydoux, capo incontrastato dei solitari, e in riuscite caratterizzazioni, John C. Reilly e Ben Whishaw e specialmente la sconosciuta (a me) Angeliki Papoulia, indimenticabile 'donna senza cuore'.

Un gioiello da un elemento di spicco del cinema ellenico come Lanthimos (del quale, colpevolmente, non ho visto null'altro) e co-prodotto con capitali europei, che anche in America ha avuto un discreto successo, merce rara per una produzione straniera.

Sardonico.

Voto: 8.

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