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The Lobster

Regia di Giorgos Lanthimos vedi scheda film

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La recensione su The Lobster

di cheftony
9 stelle

Come saprà dall'esperienza di suo fratello, se non riesce ad innamorarsi di qualcuno durante la sua permanenza qui, si trasformerà in un animale.”

 

David (Colin Farrell), pacifico architetto con occhialini da vista e pancetta, è appena stato mollato dalla moglie. Per legge è costretto a risiedere per 45 giorni in un lussuoso albergo dove dovrà trovare nel tempo a disposizione una nuova anima gemella, pena la sua tramutazione, in un'apposita e misteriosa stanza, nell'animale desiderato; un'aragosta, nel suo caso, animale longevo, sessualmente attivo e libero nel mare.

Con sé David ha un cane, che in realtà è il fratello trasformato un paio d'anni prima all'interno della stessa struttura. I desideri per la futura vita animale con cui i single sono puniti sono quantomeno variegati, nonostante i più puntino sul cane: durante la permanenza, David stringe rapporti principalmente con un ospite zoppo e giovane (Ben Whishaw) e con un altro più attempato e con un difetto di pronuncia (John C. Reilly), beffardamente deciso a diventare un pappagallo.

Gli ospiti, in principio rigidamente inquadrati dalla direttrice e dal personale, nonché ammanettati per non incorrere in tentazioni masturbatorie, hanno continue occasioni per fare incontri e per essere grottescamente scolarizzati sui vantaggi della vita di coppia. Inoltre possono prolungare il loro soggiorno, sempre che riescano a catturare almeno un “solitario” nelle battute di caccia organizzate nel bosco circostante, muniti di fucile e dardi soporiferi.

Nonostante una certa differenza di cinismo lo separi da una donna senza cuore (Angeliki Papoulia), David si “accoppia” con lei e sperimenta i trenta giorni di prova previsti con la nuova, fasulla, anima gemella prima di essere riammesso al ritorno in città.

Ma niente va come previsto, in un amore menzognero già dagli intenti: lo attendono, esule, i boschi dove vivono i succitati solitari. La leader (Léa Seydoux) mette subito in chiaro le loro poche regole (divieto di flirtare e avere rapporti sentimentali e sessuali), contravvenute alle quali si incombe in punizioni di rara ferocia. Ma in questa comunità incontra una donna (Rachel Weisz) miope come lui…

 

Ben Whishaw, John C. Reilly, Colin Farrell

The Lobster (2015): Ben Whishaw, John C. Reilly, Colin Farrell

 

The lobster”, Premio della giuria all'ultimo Festival di Cannes,è il quarto lungometraggio e la prima produzione internazionale per il 42enne ateniese Yorgos Lanthimos, adesso residente a Londra ma ancora assistito dal co-sceneggiatore Efthymis Filippou per la terza opera consecutiva.

Ha fatto abbastanza discutere, forse perché per la prima volta Lanthimos arriva ad un pubblico più vasto, ma non di molto, in realtà: è stato distribuito in poche copie (una trentina in tutt'Italia), segno comunque di una residua difficoltà della materia. Il maestro della nuova ondata di cinema greco si conferma abilissimo nel fornire un'impostazione allegorica, imbastendo un mondo surreale, distopico, con regole diverse, il quale, pur non essendo qui ed ora, potrebbe benissimo esserlo, tant'è che mancano riferimenti temporali per parlare di futuro; il mondo immaginato dai due ellenici parte dall'assunto che i single possano essere per loro natura dei fuorilegge, per raffigurare così due modelli di società speculari e contrapposti, ma accomunati dalle rigide forme di controllo che esercitano sui rispettivi aderenti, categorizzati e monitorati, inclusi per una scelta fatta a monte e impediti alla libertà di scegliere oltre.

The lobster” sembra suggerire un amore come gesto egoista, fondato su sottigliezze in comune (un'epistassi, una miopia) e, per il resto, come trasfigurazione dell'altro/a in ciò che vogliamo; ma in realtà Lanthimos pone delle domande, solletica, fa riflettere e lo fa addirittura in maniera discretamente didascalica, per mezzo di una voce narrante che spiazza, essendo quella di Rachel Weisz (che entra in scena dopo un'ora di film), che parla al passato e suona onnisciente. Oltre a questa “guida”, contribuisce a rendere il film più - per così dire - digeribile un dark humor sicuramente meno velato che in “Kynodontas”, salvo poi dissolversi pian piano e lasciare malignamente ancora una volta ogni responsabilità allo spettatore nel finale.

In mezzo ad un'infinità di scene tremende, crudeli, weird, una chicca d'umorismo si leva su tutte: la scena, a malapena preannunciata e improvvisa, in cui i solitari ascoltano la musica nel bosco e danzano.

 

Rachel Weisz

The Lobster (2015): Rachel Weisz

 

The lobster” è ambientato nell'Irlanda del buon Farrell, fra Dublino e la Contea di Kerry, di cui il direttore della fotografia Thimios Bakatakis restituisce una luce naturale stupefacente e consona a supportare la cifra stilistica del regista, sempre focalizzato su inquadrature ricercate (taglia spesso di proposito i volti dei personaggi di contorno), ma anche curioso di sperimentare un approccio diverso, fra ralenti e violenti contrappunti sonori d'archi. Resta immutata, invece, la direzione degli attori, a cui richiede un atteggiamento minimale, misurato, stralunato; Colin Farrell, appositamente ingrassato per il ruolo, è eccellente, ma nessuno gli è da meno, dalla Weisz ad una inquietante Léa Seydoux, passando per l'algida Angeliki Papoulia, ellenica pupilla del regista.

Mi sbilancio: un filmone.

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Ultimi commenti

  1. pippus
    di pippus

    Non ho apprezzato così tanto il film ma la tua recensione si. Ciao, Paolo.

    1. cheftony
      di cheftony

      Avrei quasi preferito il contrario, Paolo. :-) E mi dispiace tu non abbia buttato giù un'opinione perché di negative ben circostanziate (per carità, è sempre difficile) in giro ne ho lette davvero poche su "The lobster". Vanno praticamente tutte a finire sul cerebralismo, sulla freddezza, sulla presunzione (?) dell'autore, che poi in realtà sono i pregi di "Kynodontas", che comunque ti consiglio assai nonostante la delusione che ti ha dato questo.
      Ciao e grazie del gentile commento!

  2. pippus
    di pippus

    Leonardo, delusione è una parola grossa in quanto ho apprezzato tutte le sfumature, le metafore ed i richiami ma nn mi ha entusiasmato esteticamente. È una pura questione estetica, quasi un gusto che ad alcuni può piacere ad altri meno; in breve tradotto in voti opterei per3 stelle. Avevo provato la stessa sensazione ( molto più accentuata) con Salò di Pasolini, anche lì nn mi sono sfuggiti gli intenti dell'autore ma nn ce lo fatta a portare a termine la visione. Un salutone, Paolo.

  3. pippus
    di pippus

    P.s. Ho letto la trama di Kinodontas e mi
    stuzzica parecchio, finito il TFF ( sono di Torino) vedrò di recuperarlo da qualche parte. Grazie del consiglio.

    1. cheftony
      di cheftony

      Ecco, allora a livello estetico non so quanto ti catturerà pure quello. :-) Intanto goditi il TFF insieme a tutto il resto della combriccola! E buone visioni!

  4. pippus
    di pippus

    Sei molto gentile, grazie ancora e buona notte.

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