Espandi menu
cerca
The Lobster

Regia di Giorgos Lanthimos vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Kurtisonic

Kurtisonic

Iscritto dal 7 agosto 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 88
  • Post 2
  • Recensioni 430
  • Playlist 4
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su The Lobster

di Kurtisonic
8 stelle

Léa Seydoux

The Lobster (2015): Léa Seydoux

Fra l’integralismo del linguaggio e quello della sostanza, sembrerebbe che la prima produzione fuori dai confini greci di Yorgos Lanthimos  sia indirizzata verso il secondo fattore in maniera abbastanza netta. Con The lobster  non siamo più di fronte ad un’immagine che si ridetermina dentro uno schema chiuso, unicamente destinato a ripetersi , l’ambiente scenico viene allargato e tende ad un confronto moltiplicato fra interno ed esterno in cui il protagonista, David, si posiziona in maniera subalterna sia che ci si specchi o che vi si affacci come a guardare da una finestra sul mondo. Per ottenere questo spostamento  che configura  il personaggio non più solo come vittima di un sistema, ma sua parte integrante potenzialmente attiva, Lanthimos oltre che ricorrere ad un’immagine più diretta e decifrabile, usa un punto di vista meno oggettivo e spiazzante (come invece si rilevava nella trilogia precedente in cui primeggiavano l’insicurezza nell’identificare  chi fosse il destinatario dei dialoghi e dell’azione, e su quale fosse realmente l’oggetto in movimento inquadrando più le conseguenze che l’atto specifico). Assumendosi una responsabilità ad alto rischio convenzionale, il regista illustra una storia dai contenuti forti ma anche fortemente prevedibile, il cui fascino arriva a superare l’entità stessa del racconto. Da Bunuel al miglior Ferreri, dalla mitologia epica alla zoologia fantastica, al bosco di Truffaut  di Fahrenheit,  possono rivelarsi come riferimenti pertinenti  diretti alla ricerca di un luogo, un mondo nuovo dove veder nascere l’essere umano liberato da ogni dogma e potenzialmente in grado di realizzarsi sotto una forma non manipolata. Non a caso nei film di Lanthimos, i protagonisti sono destinati a scontrarsi, o meglio a subire, le regole di un gruppo di potere e di controllo che si rivela radicato alla natura più profonda e oscura delle origini umane, con i suoi caratteri di brutalità, sopraffazione, naturalità.  Lo scartamento visivo rispetto ai lavori precedenti  è legato prioritariamente alla confezione dell’immagine che sostanzialmente rispetta  una linea guida in cui pone l’uomo  al centro di un sistema di valori su cui misurarsi, e questa volta poter scegliere. Affatto casuale la tecnica di ripresa della scena di apertura, che ci riporta all’immagine più consueta dello stile del regista, limitata a quel breve frammento e che mi auguro non dimentichi mai. Nel rimontare il racconto per decifrarne la sua congenialità ci si accorge che la componente più fantascientifica ( cioè il trapasso da essere umano ad animale) viene abbastanza trascurata e si rivela come una piccola esca narrativa per portare lo spettatore meno disponibile a riflettere su di un terreno meno agevole dal punto di vista dell’immaginario, dove proliferano desolazione, solitudine, desiderio e paura inconscia della libertà. David entrerà in contatto con due visioni del mondo differenti, strutturate entrambe in una dimensione collettiva e aggregante che pur essendo contrapposte l’una all’altra, si contraddistinguono per il loro sistema di regole ugualmente feroce e disumano. La voce over che guida il racconto è rigorosamente femminile, come tutti i ruoli di potere che preludono ad un futuro prossimo dal quale però neanche una sensibilità diversa da quella maschile riuscirà a rideterminare un altro modo di relazionarsi fra persone, dall’esclusività  di coppia o famigliare, a sfere sociali più vaste. Il pessimismo di Lanthimos diventa totalizzane e anti ideologico,  non offre vie di fuga precostituite, ma indica una soluzione praticabile. Neanche la profondità sentimentale può garantire la conquista della realtà secondo le vicissitudini che David dovrà percorrere, nulla si può cristallizzare dentro meccanismi ripetitivi se si vuole assaporare una piccola parte della propria esistenza, a costo dell’esclusione e del distacco. La libertà individuale non ha un prezzo salvo quello che la può rendere visibile.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati