Regia di Giorgos Lanthimos vedi scheda film
Lanthimos si dimostra regista a suo modo sovversivo, anche se in "The lobster" si fa prendere troppo la mano e, ad un'efficace prima parte, ne fa seguire una seconda decisamente fin troppo confusa e disorganica
Yorgos Lanthimos non è certo regista da sbadigli, con il suo stile particolare a cavallo tra grottesco, surreale ed una camaleontica capacità di far prendere ai suoi personaggi una dimensione quasi da sfondo naturale alle storie che vivono (non ultimo nel recente "Povere creature!" con tanto di candidatura all'Oscar). In questo film del 2015, incentrato su un futuro distopico dove i single, per sfuggire ad una trasformazione in animali, devono trovarsi un'anima gemella entro 45 giorni, Lanthimos spinge decisamente sul pedale del grottesco e questo a volte ha l'effetto di far scodare il film come un auto in curva con gli ammortizzatori scarichi. Un effetto al tempo stesso straniante e conturbante, che regala allo spettatore un modo di fare cinema del tutto originale, ma che ha il rovescio della medaglia di ingarbugliare la trama oltre misura, quasi in un caleidoscopico tentativo di sorprendere a tutti i costi. Questo in "The lobster" si vede soprattutto nella seconda parte, molto meno accattivavante della prima e con non pochi buchi narrativi che finiscono per rendere il film fin troppo disorganico e confuso,non dando modo al cast di tutto rispetto (da Colin Farrell a Rachel Weisz e Lea Seydoux, valorizzata decisamente meglio da Kechiche nel suo ottimo esordio de "La vita di Adele" ) di mettersi pienamente in mostra.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta