Regia di Giorgos Lanthimos vedi scheda film
Io credo che l'arte, per poter essere definita tale, debba essere maestra, debba riuscire ad aprire nella mente di chi la ammira orizzonti che gli sarebbero preclusi. Può avere un approccio maieutico in modo che il percorso di scoperta e crescita sia il più possibile autonomo, ma in ogni caso deve mantenere saldo ed esplicito il suo proposito di indirizzo. Pertanto diffido di una qualunque opera non dichiari manifestamente la natura del messaggio che intende veicolare. Troppo facile trincerarsi dietro al nonsense, al surrealismo, all'incoerenza, al grottesco. Nel caso specifico la situazione è persino peggiore perchè per tessere un tale sipario mistificatorio si fa ricorso anche alla brutale forza comunicativa dell'efferatezza psicologica e fisica. Il povero spettatore si trova così costretto ad assistere ad una serie di atrocità che suscitano sì un turbamento destabilizzante ma non tanto per il loro contenuto oggettivo, quanto per l'insopportabile strumentalità del loro utilizzo. Credo non valga perciò la pena di disquisire sui simbolismi, sui quesiti esistenziali e persino socio-politici sparsi un po' a casaccio in tutto il film. Non ne vale la pena perchè per parlare di verità bisogna partire dalla sincerità. E, a mio avviso, quest'opera è, soprattutto, insincera e, pertanto, conformista.
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