Regia di J.C. Chandor vedi scheda film
Con soli tre film all'attivo JC Chandor ha saputo costruirsi una riconoscibilità che nel giro di pochi anni e a cominciare dalla versione esistenziale e intimista della crisi finanziaria americana raccontata in “Margin Call”,, gli ha permesso di scalare posizioni nella lista degli autori da tenere d’occhio per il prossimo futuro. Nella fattispecie l'eccezionalità a cui si fa riferimento non dipende dal soggetto delle storie prescelte e neppure dalla tipologia dei temi trattati che, nel caso del rapporto tra uomo e natura proposto in “All is Lost”, sono addirittura paradigmatici – e Revenant lo testimonia - per una fetta consistente della cinematografia statunitense. A fare la differenza nel caso di Chandor è qualcosa che investe sia i contenuti che la messinscena, e che riguarda la coerenza di un rigore che in parte spiega senza giustificarle le titubanze degli esercenti nei confronti di questo “1981 Indagine a New York”, il suo ultimo lavoro arrivato in Italia con due anni di ritardo rispetto all’uscita nelle sale americane e da oggi visibile anche in Italia grazie alla lungimiranza della neonata Movie Inspired.
Chandor infatti, nel raccontare le vicissitudini di un ex immigrato - Abel Morales interpretato dall'Oscar Isaac di Star Wars - che rischia di perdere le sue fortune economiche in ragione di un misterioso complotto, evita ogni semplificazione, adottando un registro narrativo che solo in parte è la rappresentazione di un conflitto di opposte individualità. Questo perché, collegando gli eventi del film e in particolare la gratuità degli episodi delittuosi che coinvolgono Abel e i propri dipendenti alla spirale di violenza verificatasi negli Stati Uniti nel periodo, il 1981, menzionato nel titolo, “1981 : Indagine a New York” trascende le vite dei personaggi inserendole in un contesto che, nella sostanziale ambiguità del reale, dominato da figure sfuggenti come quella della moglie di Abel - impersonata da una Jessica Chastain in versione dark lady - e nella mancata personificazione del male, sottratto all'iconografia che ci aspetteremmo da una crime storycome quella realizzata da Chandor - si apre a significati più profondi, che ragionano sui limiti del sogno americano e sui compromessi etici e morali necessari a raggiungerlo.
In virtù di questo anche Abel, come già succedeva al Sam Roger di “Margin Call” diventa il mezzo utilizzato dal regista per scrutare nelle pieghe di un sistema dominato da leggi oscure e contraddittorie alle quali è necessario adeguarsi per scongiurare la morte sociale e pure fisica spettante ai trasgressori. Una versione dei fatti e della Storia che Chandor mette in scena senza esaltare la tragicità dell’assunto, e per questo lasciando fuori campo gli aspetti più violenti e sanguinosi della vicenda, visibili più che altro nelle espressioni dei volti e nella contrazione dei gesti, e ancora evitando di interiorizzare le motivazioni dei protagonisti, raccontate dal regista attraverso il modus operandi delle parti in causa. Senza peccare di lesa maestà e con i dovuti distinguo “1981:Indagine a New York” ci ricorda l’ultimo cinema di Sidney Lumet a cui almeno nell'etica dello sguardo il film di Chandor si avvicina.
pubblicato su icinemaniaci.blogspot.com
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