Regia di Stephen Frears vedi scheda film
Davanti a un numero di spettatori pari al numero di corridori di una squadra ciclistica, ho visionato THE PROGRAM. Più che una pellicola su Lance Armstrong, vincitore di sette tour de France, è un film costruito sul rapporto tra il ciclista, e più generalmente la sua squadra (la U.S. Postal), e il doping. Viene così tratteggiata la figura di un personaggio fasullo, che fa proselitismo, propaganda solidale e convegni per infondere negli altri il valore della correttezza, dello spirito di sacrificio e la spinta a non mollare mai, e poi dietro le quinte si dopa e fa dopare tutti i compagni di squadra, minacciando chiunque intenda contrastarlo. Ne esce fuori un personaggio antipaticissimo con riflesso su tutti i componenti della squadra. E' addirittura più meschina la caratterizzazione del compagno Landis, che addirittura giura la propria innocenza al cospetto della comunità religiosa in cui è cresciuto.
Tecnicamente è un film ben fatto e ben interpretato, peraltro con un inizio adrenalinico che poi però non prosegue su tale via.
Foster è uguale ad Armstrong e offre un'ottima interpretazione. Bravi anche gli altri, tra i quali Dustin Hoffmann in un veloce cammeo.
E' a mio avviso ingiusta la sceneggiatura che affronta la tematica doping in modo incompleto, basti pensare che anche l'avversario numero uno di Armstrong, il tedesco JAN ULLRICH, verrà squalificato per doping (idem con patatine il lituano Rumsas). Dunque non si evidenzia come il problema doping fosse una piaga ben più ampia e non riconducibile al solo Armstrong e Bruynel, direttore sportivo della squadra. Inoltre non vi è alcun spazio dedicato alle sfide su strada, appena accennate con momenti flash innescati da brani di canzoni storiche come la cover di Miss Robinson dei Simon & Garfunkel, quelli di The Boxer (peraltro viene fatto un cenno al rapporto ciclista-pugile). Soluzioni queste ultime che penalizzano il film, non andando a sfruttare la potenziale componente spettacolare costituita dai rapporti con gli avversari, dalla fatica delle corse e dalla componente sportiva. Si sceglie invece una via orientata al versante burocratico, propagandistico, fatto di convegni, discussioni nelle redazioni delle testate giornalistiche e discussioni sulla possibilità di alterare le prestazioni. Addirittura si suggerisce che l'introduzione dell'EPO nel ciclismo sia stata determinata dal medico di fiducia di Armstrong, tale Ferrari, quando invece è una pratica presente da sempre nel ciclismo. Largo spazio poi per le ricerche del giornalista irlandese David Walsh, dal cui libro è stata tratta la sceneggiatura, e che viene proposto come personaggio principale quando poi, alla fine della fiera, non è che abbia avuto un grande peso ai fini della vicenda Armstrong. A ogni modo è una pellicola coraggiosa, che non risparmia nulla in fatto di critiche (anzi, è fin troppo aggressiva), e, seppur di nicchia, piacevole. Non manca il famoso cenno minatorio nei confronti di Simeoni col famoso cenno del "cuciti la bocca".
Per un pubblico di sportivi, non aspettatevi uno spettacolo visivo anche se qualche buona sequenza non manca.
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