Regia di Nicholas Meyer vedi scheda film
Spy-story edulcorata, situata a ridosso del crollo del muro di Berlino e quindi pregna degli ultimi scampoli della guerra fredda fra URSS e USA.
Meyer stempera fin da subito l’atmosfera tagliente che solitamente caratterizza questo tipo di storie, descrivendo in maniera scanzonata il suo protagonista, un sempre bravo Gene Hackman, che veste i panni di Sam Boyd, una spia incaricata dai servizi segreti americani di scortare a Berlino tal Pyiotr Krushenko, un comunista prigioniero politico, e scambiarlo con un suo pari americano oltre cortina con l’aggiunta di una cospicua contropartita in moneta sonante, 2 milioni di dollari; per la strana coppia tutto sembra filare liscio nella capitale tedesca, ma al momento dello scambio qualcosa va storto e i due saranno costretti a fare squadra coercitivamente, essendo braccati da entrambe le fazioni contendenti.
La cosa migliore del film è senza dubbio l’alchimia fra Hackman e Baryshnikov, intelligentemente ingaggiato per rivestire la parte del raffinato comunista che conosce a fondo le due superpotenze, ma pecca in parecchi altri aspetti: la sceneggiatura è un po’ macchinosa ed il finale è tirato via che più in fretta non si può, la regia eccelle solo nella scena della metropolitana a Berlino e nel neanche troppo concitato finale sulla Torre Eiffel, non gode di un fotografia adeguata e i personaggi di contorno sono dmenticabilissimi e mal tratteggiati.
In definitiva un film tranquillamente trascurabile al quale avrei potuto dare quattro stelle se almeno avesse avuto un finale più dettagliato ed una suspance meno rarefatta.
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