Regia di George Raminto (Sergio Martino) vedi scheda film
Se ti danno una bomba atomica (la Caprioglio), non puoi usarla per aprire una lattina di birra (il film).
Mi avessero dato una stanza, una pistola giocattolo e la possibilità di inquadrare Debora Caprioglio come dico io, sono sicuro che avrei fatto meglio.
La reginetta incontrastata del kolossal-capolavoro Paprika viene qui svilita in un ruolo per cui sarebbe bastata Ramba, o persino Baby Pozzi (la finta sorella di Moana). Svilita nel senso che ce la fanno vedere a spizzichi e bocconi, anziché con profusione di grandangoli e zoomate, e per giunta col pretesto di una stupidissima, lunga e inconsistente trama, dove per godere delle tettone della più grande attrice di tutti i tempi dobbiamo sorbirci troppo a lungo la faccia da fesso di un tale Steve Bond, attore (sic) israeliano di cui giustamente non c'è altra traccia nella storia del cinema.
Peccato davvero: Debora sadomaso, Debora esibizionista, Debora saffica... gli spunti c'erano tutti per farne una pietra miliare del porno-soft, superando persino il già ragguardevole lavoro di Tinto Brass. Invece, niente: quel ben di dio della ragazza di Mestre viene obbligata a tentare di recitare, con gli sconcertanti effetti che tutti s'immaginano. Che c'entra Debora, con la recitazione? Non più che Renzi a una riunione di capi di governo.
No, decisamente la regia dovevano affidarla a me.
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