Regia di Kevin Kolsch, Dennis Widmyer vedi scheda film
Straziante, affligente, doloroso, inquietante ma anche sorprendente. Starry eyes rappresenta un viaggio (scomodo) negli abissi dell'animo umano quando solitudine, delusione e abbandono divorano i sentimenti, senza lasciare nemmeno le briciole dell'umana pietà.
Sarah (Alex Essoe), per quanto giovane e bella, conduce una esistenza infelice: lavora come cameriera in un fast food e frequenta spiantati artisti che non riescono ad affermarsi in nessun campo. Sarah, di provino in provino, tenta disperatamente di essere ingaggiata come attrice fino a quando non le capita di essere notata dal produttore del film The silver scream: in cambio di favori sessuali -prima negati, poi concessi- per Sarah si aprono le porte di un nuovo mondo, ma i confini di questo universo non sono quelli che credeva.
"I sogni richiedono sacrifici."
In una cornice drammatica, con coda decisamente horror, si sviluppa lo sconforto esistenziale di una ragazza tanto bella quanto più malata. Una, come tante, che aspira al facile successo, alla notorietà a discapito dei sentimenti più puri (amicizia, amore, onestà). Film potenzialmente polemico nei confronti di un sistema sociale ed economico (in primis, ovviamente, quello americano) che tutto riduce alla giovane età, al successo, al denaro e -quindi- al potere in senso stretto. Facendo uso di una fotografia volutamente oscura, con decisi ed efficaci movimenti di macchina e -soprattutto- grazie alla prestazione "fisica", prima che artistica, della bravissima Alex Essoe, Kevin Kölsch e Dennis Widmyer compongono un film nerissimo, destinato e esplodere in un finale nichilista e distruttivo, sottolineato dalle sintetiche parole pronunciate da Sarah: "Sono sola al mondo. Io non ho nessun amico."
Il tema delle tante ragazze annichilite in giovane età dal sogno di diventare facilmente (e velocemente) ricche e famose poteva essere trattato in molte maniere, ma qui al pari del precedente Eat (2013) e del successivo The neon demon (2016), si predilige un impianto decadente e pessimista, centrato sul progressivo -inarrestabile- declino psicologico che induce la protagonista a compiere atti irragionevoli e assolutamente inattesi. Dopo oltre un'ora di drammatici risvolti, accompagnati da una delicata, ipnotica, colonna sonora a base di carillon e caratterizzati da una spossante prestazione offerta dalla credibile protagonista, Starry eyes scatta -in maniera viscerale- verso un clima di insopportabile violenza. Violenza esibita, esposta, ricercata, proposta in un contesto realistico e dolorosamente verosimile. Ne risulta un film che, del dolore provato e del male dispensato dalla triste Sarah, rende partecipe lo spettatore, posto anche di fronte al tradimento e al totale abbandono cui vanno incontro tutti i protagonisti. La morale di questo "unicum" cinematografico? Quando si perde la stima di noi stessi, niente ha più senso: e gli affetti più cari precipitano con noi, risucchiati in un vortice di pura follia.
La bellissima soundtrack (completa)
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