Regia di Leigh Janiak vedi scheda film
Bea e Paul si sono appena sposati e decidono di passare una super romantica luna di miele in una casetta tra i boschi, di proprietà dei genitori di lei, in perfetta solitudine in mezzo alla natura incontaminata o quasi, in riva a un lago..
Un giorno vanno al ristorante del paese e vengono accolti con diffidenza finché Bea non riconosce nel ristoratore un suo vecchio amico d'infanzia.
La stessa notte Paul, svegliato da strani rumori e insospettito dall'assenza di Bea , perlustra i boschi attorno casa e scopre la moglie nuda e in stato confusionale.
Da allora le cose prendono una strana piega: Bea non è più la stessa....
E qua bisogna fermarsi altrimenti a coloro che si appresteranno alla solluccherosa visione verrà estirpato almeno metà del divertimento.
Vediamo, facciamo un po' di pregresso: Leigh Janiak regista e cosceneggiatrice è al suo esordio assoluto dietro la macchina da presa, così come l'altro sceneggiatore Phil Graziadei.
Non so come , ma siccome le vie del cinema sono infinite quasi quanto quelle del Signore, un bel giorno a questi due viene in mente di fare un film con un paio di locations in tutto, quattro attori , di cui due vengono convocati giusto per due/tre pose e una storia di quelle un po' assurde da raccontare.
E loro se ne escono con questo Honeymoon, un curioso ibrido di commedia sentimentale, di fantascienza ( ma quella buona, quella d'annata) e di horror.
Partendo da uno spunto che è mutuato da millemila altri horror riescono a costruire un piccolo gioiello di tensione che arriva ad avere una sua personalità ben precisa e una sua originalità.
La cosa che colpisce è che la solita mezz'ora accademica di ritardo con cui partono moltissimi horror qui è sfruttata alla grande per dipingere con pennellate leggere una bella storia d'amore tra due ragazzi che dimostrano una complicità che ha pochi eguali.
Che sia il tocco femminile della regista?
E di questo va dato atto ai due protagonisti , Harry Treadaway, il Victor Frankenstein di Penny Dreadful e Rose Leslie, l'Ygritte de Il trono di spade che riescono a creare un'alchimia pressoché perfetta.
Sono credibili, non sembra neanche che stiano recitando.
Ma a questo punto occorre aprire il capitolo Rose Leslie : ma quanto m'attizza 'sta donna?
Non è maggiorata, non ha una bellezza di quelle statuarie che ti fanno girare la testa, fisicamente è una normolinea che sembra non avere nulla di speciale.
E invece ha uno sguardo, un sorriso, un modo di camminare e di muoversi che intriga , il tutto contornato da una splendida cascata di capelli rossi che le incornicia il viso .
Chiuso il capitolo Rose Leslie.
Altra considerazione da fare è di come negli ultimi tempi ci sia uno stravaso continuo di talenti attoriali da importanti serie tv al cinema e viceversa, assottigliando ancora di più il gap tra fare televisione fare cinema, due modi comunque diversi di intendere questa arte sequenziale che a noi piace tanto.
E abbondano sempre di più serie tv che hanno tempi di lavorazione cinematografici ( e la confezione ne guadagna notevolmente) e con loro il passaggio, quasi per osmosi , di maestranze attoriali dall'uno all'altro mondo.
Diciamo che è diminuita di parecchio la distanza.
Ma torniamo al film che merita: dicevamo della prima mezz'ora in cui Leigh Janiak riesce a regalare momenti di complicità rari da trovare anche in una commedia sentimentale.
E qui che dimostra il suo essere bastardissima dentro ( in senso buono, naturalmente) . in questo quadro idilliaco comincia a inserire dei piccoli segni perturbanti, delle crepe nel rapporto tra i due che diventano sempre più larghe, un labirinto di sospetti e deduzioni che inganna anche lo spettatore più smaliziato che vede tutto con gli occhi di Paul.
La sua sorpresa è la nostra sorpresa , un taccuino in cui scrivere nomi , avvenimenti e le varie sciocchezze che compongono una routine quotidiana diventa la chiave per aprire una porta sull'abisso.
L'abisso del non so come, del non so dove, del non so perché.
Lasciate ogni speranza di spiegazione voi che entrate in questo film, perché di spiegazioni non ce ne saranno e tutto questo si infilerà come uno stiletto appuntito nel vostro cuore oltre che nel vostro cervello e per qualche tempo non vi abbandonerà.
Rimangono i gesti spensierati di Rose, il suo modo di guardare Paul e di mangiarselo di baci, la sua sensualità sbarazzina nascosta dietro abitini floreali e abbigliamento sportivo tra i più ordinari.
Rimane lo smarrimento di Paul, i suoi sospetti che deflagrano in un crescendo impossibile da arginare e alla fine lo smarrimento per qualcosa non capisce, che sta perdendo e che non tornerà più.
La Janiak orchestra con perizia un horror che si tinge progressivamente di sci fi minuto dopo minuto.
O forse è solo un racconto di un matrimonio che sta finendo nell'oblio della patologia mentale ( e se fosse tutto una metafora che racconta delle perdità di identità che si ha con le malattie neurodegenerative come l'Alzheimer?).
Honeymoon torna all'horror, alla scultura di carne cronenberghiana, almeno per un attimo.
Poi spazio all'ignoto, tra L'invasione degli ultracorpi, Funny Games ( l'ultima gita in barca) e Incontri ravvicinati del terzo tipo.
Ultraconsigliato.
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