Regia di Sebastián Silva vedi scheda film
TFF 33 Festa Mobile.
Sebastian Silva è un giovane regista che da anni si sta facendo notare con film indipendenti e che qui trova un produttore di garanzia come Pablo Larrain oltre che una delle attrici americane di successo più alternative come Kristen Wiig.
Se tanti film deludono proprio quando si arriva sul più bello, “Nasty baby” ha il merito di fare l’esatto opposto.
Freddy (Sebastian Silva) e Mo (Tunde Adebimpe), sono una coppia di uomini omosessuali che vuole avere un figlio e per questo è fondamentale l’apporto della loro amica Polly (Kristen Wiig) che mette in gioco tutta se stessa.
Raggiungere questo loro sogno però è più complicato del previsto, mentre la loro tranquillità viene messa a repentaglio dalle aggressioni di un vicino di casa soprannominato “il vescovo” che nutre un odio particolare verso quelle che lui definisce “checche”.
“Nasty baby” è un titolo che parte seguendo rapporti omosessuali (giustamente) normalizzati, una routine tranquilla, fatta di lavoro, amore ed amicizie che non va oltre una rappresentazione ordinaria, vista più volte, solo condita dalle difficoltà di “trovare” il bambino che Freddie e Mo sono pronti ad accogliere nella loro vita di coppia, ma che pare non volere arrivare nonostante i tentativi che Polly continua a fare per aiutarli.
L’elemento scomodo è rappresentato da “il vescovo”, che fin da principio intravediamo e che col tempo prende sempre più campo; la pazienza ha un limite, ma sono le conseguenze del confronto diretto a cambiare tutto e rendere l’ultima parte vibrante ed angosciosa, fornendo anche un’immagine molto diversa da quella della classica coppia omosessuale felice e contenta e sempre disposta a fare del bene che capita sempre più spesso di vedere al cinema.
Ovviamente non si tratta di una condanna, ma di mostrare quanto anche gli individui più pacifici possano diventare negativi nel momento che la loro vita, e quella di chi amano, viene messa a repentaglio, un incidente può sempre capitare, ma qui si sfocia in una risoluzione oscura, praticamente noir, che va ben al di là del confine dettato dalla legge.
Un significato che scorre nelle vene quando il ricordo del film ha bisogno di cementificarsi, si esce dalla proiezione provando un certo disturbo, notevolmente amplificato se si pensa a come i personaggi erano stati in precedenza descritti (anche un po’ troppo lungamente), grazie anche ad attori che sanno come essere naturali dimenticandosi, e facendoci dimenticare, di essere in un’opera di finzione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta