Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
Travolto da un torrente di retorica in occasione della quarantesima ricorrenza della morte di Pier Paolo Pasolini, scopro con soddisfazione il film di Abel Ferrara, che sensatamente evita l’agiografia, rifugge dai luoghi comuni di facile presa intorno alla scomparsa di un grande intellettuale italiano, odiato dai più, un personaggio senza dubbio controverso, ma determinante nel contesto della letteratura, del cinema e del pensiero politico della sua epoca. Vengono raccontati soltanto gli ultimi momenti della sua vita, le ultime parole e riflessioni, gli ultimi incontri con alcune tra le figure che per anni lo hanno circondato, dalla madre e la cugina Giada, passando per la fedelissima Laura Betti, i ragazzi di vita, i giornalisti, la Roma politica e culturale di quegli anni. La narrazione è scarna, qua e là cruda, sempre realistica, una specie di cronaca distante da qualsivoglia giudizio morale. E’ cinema che mostra e racconta. Nell’incarnare un personaggio a dir poco complesso, Willem Dafoe sorprende non solo per la somiglianza fisionomica, ma anche e soprattutto per la misura della sua recitazione, pacata, intensa e – mi verrebbe da dire – interiore. Certo, è truccato e vestito alla perfezione, ma ci mette proprio del suo, come solo un grandissimo attore è capace di fare. La pellicola scorre velocissima, la vicenda sembra svolgersi in tempo reale e qui sta tutta la bravura di Abel Ferrara, che si limita a riferire quello che tutti già sapevamo, senza sconfinare nelle tesi complottistiche, fondate ma mai dimostrate, e lasciando da parte ogni ulteriore quanto inutile indagine pseudo-psicologica sulla figura di Pino Pelosi. Dopo il brutale assassinio, il film si chiude senza alcun commento, mostrando solo il dolore della madre di Pier Paolo Pasolini, interpretata da una straordinaria e toccante Adriana Asti, sorretta e/o sopraffatta dalla struggente aria “Una voce poco fa” del “Barbiere di Siviglia”, cantata da Maria Callas. In poche parole, bando alle dietrologie e via libera alle emozioni, ai ricordi e ai rimpianti. Ottime le partecipazioni di Valerio Mastandrea, Riccardo Scamarcio e Ninetto Davoli, anche se marginali nell’economia dell’opera.
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