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Pasolini

Regia di Abel Ferrara vedi scheda film

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La recensione su Pasolini

di hallorann
4 stelle

Fare un film su Pasolini non è una cosa semplice. Del poeta, scrittore e regista abbiamo ben presenti figura e voce. Farne un ritratto è compito arduo. Abel Ferrara ci ha tentato ma a mio parere ha fallito. Willem Dafoe lo impersona aderendovi fisicamente, nell’originale alterna italiano e inglese (why?), nella versione doppiata Fabrizio Gifuni ne mortifica la voce risultando piatto e monocorde. Molto meglio aveva fatto Marco Cavicchioli nel tanto (eccessivamente) vituperato NEROLIO di Grimaldi.

locandina

Pasolini (2014): locandina

PASOLINI due buone idee le ha: mettere per immagini le pagine del romanzo-inchiesta-saggio PETROLIO e il film PORNO TEO KOLOSSAL. Parte bene con la rappresentazione delle perversioni del suo protagonista: i ragazzi di vita a cui pratica sesso orale in un prato notturno di periferia; le stanze del potere e delle connivenze, le parole del narratore e Roberto Zibetti/Carlo che ricorda nei tratti del volto e nel sorriso l’inquietante e insieme buffo Presidente di SALO’ interpretato da Aldo Valletti. Del progetto cinematografico concepito per Eduardo e Ninetto si materializza la cometa da seguire, la città di Sodoma visitata dai due Ninetto Davoli e Riccardo Scamarcio in cui viene celebrata la Festa della Fecondazione, la quale però avulsa appare incomprensibile e solamente pornografica. Della sceneggiatura originale, incentrata sull’ideologia e tre diversi tipi di utopia, sarebbe stato bello e interessante vedere “l’esecuzione capitale” in Piazza del Duomo. Ma a questo punto perché non girarne una versione o non citarlo direttamente?

 

Le altre parti del film raccontano l’ultima giornata di Pierpaolo (Pierruti) in casa con la madre, Nico Naldini, una improbabile Laura Betti, la cugina assistente Graziella Chiarcossi, in trattoria, l’intervista con Furio Colombo, una partita a pallone trasognata, il tragitto per Ostia con Pelosi e la brutale fine ricreata assai fedelmente ma che ormai conosciamo a memoria come un brutto incubo. Manca l’anima al PASOLINI di Ferrara, il saper osare oltre gli accessori e i costumi del ’75. Non è poco, è tutto.

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