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Pasolini

Regia di Abel Ferrara vedi scheda film

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La recensione su Pasolini

di chinaski
7 stelle

Frammenti. Di romanzi non terminati, film mai realizzati. Frammenti di interviste, brani, sceneggiature. Come se Ferrara avesse bisogno di intuizioni, di spunti, per poi girare in libertà per Roma, cercando di cogliere con lo sguardo quanto Pasolini, negli anni delle sue produzioni artistiche, aveva colto prima di lui, attraverso il suo cinema e la sua scrittura. Ci sono apparizioni, di personaggi, volti noti, c’è il viso scavato di Willem Dafoe e una strana tristezza nei suoi occhi, ci sono i giorni finali della vita di Pasolini, il ritorno in aereo da Stoccolma, la sala di montaggio in cui scorrono sequenze di Salò, e quell’ultima notte in spiaggia, all’idroscalo di Ostia, a riprendersi la vita e l’amore di un ragazzo, a strappare la felicità o l’umiliazione di un pompino in macchina, le botte e il sangue, una morte violenta. E Ferrara si riappropria degli ultimi lavori rimasti incompiuti di Pasolini, Petrolio, attraverso l’Appunto 55 e la bocca famelica di Carlo, protagonista del romanzo, Porno-Teo-Kolossal con Ninetto Davoli nei panni di Eduardo de Filippo e tenta di dare forma sullo schermo a queste immagini mentali, fatte di parole, ne cerca l’essenza senza magari riuscire a raggiungerla, ma il modo di raccontare è sincero, l’ammirazione profonda e allora si ripercorrono alcuni dei luoghi cari allo scrittore, i bar pieni di ragazzi, le trattorie, la casa della madre, come a volerne rivivere i momenti quotidiani, più personali, lontani dal clamore degli scandali, ne viene fuori un ritratto intimista, che non vuole spiegare o interpretare, che lascia agli echi delle parole di Pasolini il compito di testimoniare quanto detto, nel corso della sua carriera, da lui stesso. Frammenti di vita e di cinema, quello che rimane e quello su cui costruire, prima che l’oblio dell’omologazione ci tolga il ricordo o solo la semplice curiosità di sapere chi fosse quest’uomo e questo artista.

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