Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
il pasolini che ci viene offerto da ferrara è un pasolini casalingo. un pasolini che viene svegliato dall'amata madre e che pranza in famiglia con gli amici, che si diverte alle pagliacciate di laura betti che imbarazzano la madre susanna.un pasolini che passa da un film finito, ad un film pensato e sceneggiato, ad un romanzo non in forma di romanzo fino alle sue fughe notturne in cerca di compagnia. un pasolini che scende all'inferno ogni giorno e che non è in grado di avvertire in nessun modo il mondo e la società nonostante urli il disastro in corso in ogni modo possibile e immaginabile. il pasolini di ferrara è un pasolini vero per gli abiti che indossa, per la morte che ha fatto per tutti i dettagli che conosciamo e un pasolini strenuamente rincorso e immaginato per ciò che ci ha lasciato in eredità attraverso i suoi articoli, il libro incompiuto e l'ultimo film così tanto pensato e desiderato e rimasto un progetto. è un pasolini allegro che gioca a calcio coi regazzetti della periferia, che cena in una delle sue trattorie con ninetto, la moglie e il figlioletto e che vaga per roma alla ricerca dei suoi puttani, delle sue voglie, delle sue esigenze. "dovremmo essere tutti pastorelli felici di pascolare le pecore e le capre". senza televisione, senza oggetti di consumo saremmo più felici? avremmo noi stessi e gli altri come pasolini avrebbe i suoi libri, i suoi film anche se non li leggesse e li guardasse nessuno. un uomo, uno scrittore come aveva riportato sul passaporto, che sapeva, aveva i nomi ma non le prove per denunziare il degrado che corrompe(va) la nostra nazione. e allora nonostante il personaggio che eduardo de filippo avrebbe dovuto interpretare nel film, salga, salga e salga ancora verso il paradiso non arrivandoci mai, non gli rimane che fare una pausa di tanto in tanto e aspettare di vedere cosa succede. poichè la fine non esiste come dio e il paradiso, assistiamo da lontano a cosa si spingeranno mai laggiù sulla terra. l'innocenza perduta e mai più ritrovata, ci porterà in un campetto di gioco a ostia a trovare una morte da frocio ricoperto del nostro proprio sangue e dal fango. oppure a guardare dallo schermo di una televisione il degrado senza fine cui la nostra classe politica e dirigenziale, si dedica con estremo impegno e disinvoltura. siamo un popolo di poeti, scrittori e viaggiatori, ma anche un popolo che facente parte dei grandi della terra, non s'indigna mai abbastanza per un inferno al quale ci siamo abituati con una facilità sconcertante. ottima ricostruzione ambientale, fotografia e ricerca di costumi e arredi. gli attori aderiscono anche con partecipazioni minime ad un film che aggiunge un tassello alla storia di un uomo, della sua eredità e di un paese che lo ricorda perifericamente come un poeta morto.
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