VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA - CONCORSO
Frammenti di vita, e di morte. Progetti, idee, aspirazioni e desideri di una giornata che nasce come tante altre: momenti che caratterizzano la vita di una persona che pensa, progetta, e crea, deve rendere conto del proprio pensiero concedendo interviste, dividersi tra l'affetto di una madre premurosa ed anziana, e uscire la notte, sfrecciare con la sua alfetta GT coupé per incontrare i suoi "ragazzi di vita".
I timori di cosa potesse uscir fuori da un film dedicato all'artista da parte di un regista forte, duro, provocatorio come Ferrara sono fugate abilmente dalla capacità del regista di evitare astutamente ogni tranello od ostacolo, capovolgendo la cronaca dell'ultimo giorno di vita del poeta verso una dimensione onirica che ha le radici nel progetto del suo film rimasto incompiuto dopo lo scandalo di Salò.
Un film frastagliato, composito, variegato, studiato nei minimi particolari, forse anche troppo, come per venire incontro all'ossessione di non creare subbugli o generare polemiche. Alla proiezione stampa nessun commento bruciante, nessuna reazione accaldata: sembra incredibile per un film di Ferrara, inconcepibile se pensiamo che si sta parlando di Pasolini.
Ma la cine-biografia dell'ultimo giorno risulta comunque a suo modo interessante, soprattutto quando il film, studiatissimo nei minimi dettagli, si scompone in più parti, con Ferrara che si prende l'onere di mettere in immagini un sogno, un progetto a cui l'autore era fermamente legato, intendendo concretizzarlo con un film da girare al più presto, con Eduardo De Filippo e Ninetto Davoli, viaggiatori erranti, re magi pittoreschi guidati da una stella cometa ingannatrice fino alla città di Gomorra, nel giorno della promiscuità e della fertilità, ove i due scopriranno, senza troppi crucci. ma al contrario con una rassegnazione tutta romana, che il Paradiso non esiste e bisogna solo aspettare, che cosa non si sa; bisogna aspettare, aspettare e basta. Interessante e riuscita la scelta di attribuire la parte di Eduardo a Ninetto Davoli, e quella di quest'ultimo a Riccardo Scamarcio, qui davvero molto bravo col suo sguardo perennenmente stupito che ricorda l'attore feticcio del poeta.
Ottimo e fisicamente pertinente Dafoe, ed interessante anche la scelta (che certamente in sala verrà fugata, perdendosi in un doppiaggio monocorde) di far recitare l'attore sia in inglese che in italiano, a seconda delle situazioni o degli interlocutori che affronta.
L'ultima parte si concentra inevitabilmente sulla cronaca del massacro, con qualche scena eccessiva evitabile, come quella di una madre (la pur ottima Adriana Asti) impazzita dal dolore alla notizia della tragedia, comunicata da Laura Betti (una apparizione fulminea di Maria De Medeiros).
Insomma un film che sorprende per la capacità di non sorprendere: ben scritto, strutturato, organizzato, ma anche un poco inerte, troppo teso a cercare di non urtare o suscitare scandali ulteriori, inevitabili quando anche solo si sussura il nome dell'artista.
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