Regia di Laurent Cantet vedi scheda film
Cinque vecchi amici si trovano sui tetti della città dell'Avana. Bottiglia alla mano, parleranno a ruota libera - per ore e ore - di tutto quello che è andato storto nelle reciproche esistenze.
Il film di Cantent parte da uno spunto interessante: quello di mostrare come il regime comunista abbia influenzato la vita dei cubani, soffocando ingegni promettenti, intelligenze che - tenute al catenaccio della povertà - non hanno potuto esprimersi appieno. Qui dei cinque amici a nessuno è andata bene: abbiamo uno scrittore fallito che è emigrato all'estero per poi tornare; una oculista frustata che vive dell'elemosina dei suoi pazienti; un pittore imbratta-tele ; un ingegnere che si rovina le mani aggiustando batterie; un altro potenziale scrittore diventato lavoratore corrotto di un'azienda per fare i soldi. In un vocalizzo impietoso, ognuno tira fuori disperazioni e incazzature, rimpianti e rimorsi a profusione. La verbosità incessante, dunque, diventa protagonista di questo film di Cantent, fino a portare lo spettatore a un senso di facile saturazione. Cuba scompare dallo sfondo, e rimangono solo le parole. Troppe.
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