Regia di Laurent Cantet vedi scheda film
La delusione per l’ultimo film di Laurent Cantet (che fa il paio a dire la verità con quella per il penultimo, Foxfire - Ragazze cattive, 2012, altro passo falso) è inversamente proporzionale alla grandezza generale del suo cinema. A tempo pieno (2001) resta uno dei titoli più importanti e problematici del nuovo millennio mentre La classe - Entre les murs, Palma d’oro a Cannes nel 2008, è esemplare e irraggiungibile nelle sue modalità (poi imitate da moltissimi). Ritorno a l’Avana racconta di cinque “reduci”, amici sulla cinquantina, che si incontrano di nuovo dopo anni su una terrazza alla Ettore Scola. Dove si confrontano, anche duramente, sugli anni della lotta, sul regime comunista, sulla Revolución tradita, sulla gioventù e gli ideali, su chi doveva restare e invece se ne è andato. Senza soluzione di continuità con le bevute, la convivialità, il tabacco, i tramonti, i sorrisi e le canzoni. Unità di tempo, azione e luogo (i balconi “condivisi” sono un must della cultura cubana, dice Cantet) per raccontare una storia che continua a incartarsi tra le pieghe del già visto e del già sentito, secondo uno schema di messa in scena francamente consumato. Non sorprende, la ronde di maturi personaggi di questo epilogo di odissea esistenziale e politica, nonostante l’indubbia bravura degli interpreti, perché Cantet non ritaglia alcuno stupore tra il fiume di parole.
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