Regia di Victor Sjöström vedi scheda film
Ingeborg Holm è probabilmente il primo film realista della storia del cinema, ma, oltre a ciò, è un dramma familiare ed è la storia del rapporto di una madre con i propri figli. In breve, è la storia della famiglia Holm (formata dai due coniugi e dai tre figli), che, in procinto di aprire un negozio, si trova a dover fronteggiare la morte del capofamiglia. Con la propria dipartita, questi lascia la moglie, Ingeborg, in stato di povertà da sola con i tre figli, che sarà costretta a dare in adozione.
Victor Sjöström qui mette in scena un’opera senz’altro realista (resta da stabilire se sia effettivamente la prima nel suo genere) che ricorda o, meglio, sembra anticipare il primo realismo francese. Il film è girato con molta compostezza dal regista svedese, che però dimostra di essere ancora lontano dal girare i propri capolavori (per chi scrive Il vento e C’era un uomo). Il dramma, nella sua semplicità, funziona ancora a dovere, i personaggi rimangono, la storia coinvolge e seppur non sia la più originale del mondo, emoziona ancora. Il realismo è forte soprattutto nelle scene girate dentro la struttura che ospita Ingeborg. In queste Sjöström non manca di sottolineare come i pazienti fossero mal-trattati e come molti medici mancassero quasi totalmente di umanità (tant’è che il film, al tempo, suscitò molte polemiche da parte dei dirigenti di queste strutture, spaventati dal poter ricevere una cattiva pubblicità dal film).
La storia può essere letta come una grande metafora dell’umano bisogno di sapere chi siamo realmente all’interno della nostra comunità. Ingeborg, dopo aver perso prima il marito e poi i figli, quindi aver perso la propria identità di madre e di moglie (in una società che, piaccia o meno, vedeva le donne rilegate in un ruolo ben preciso), perde anche la ragione quando non è più riconosciuta da uno dei suoi figli, quando lei stessa non sa più chi è. Ed è proprio la visita ad anni di distanza di uno dei propri figli a farla tornare lucida, nel finale, dove sembra rendersi conto di chi essa è ed è stata.
Va comunque detto che il secolo di età comincia un po’ a farsi sentire e che, probabilmente, Ingeborg Holm ha perso un po’ della forza e della freschezza originaria, ma non potrebbe essere altrimenti. Come già scritto, non siamo di fronte al Capolavoro di Sjöström, ma, senza dubbio, abbiamo a che fare con un film interessante ed emozionante che merita una visione da parte di chi è interessato al maestro svedese o alle origini del cinema europeo.
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