Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Moretti scrive e dirige una storia semplice, con un personaggio cucito sui suoi standard. Il personaggio di Margherita Buy ostenta sofferenza, la personalità di Moretti introietta l’usuale, stavolta celato (ma non troppo), complesso di Edipo.
Chi conosce un po’ Moretti troverà probabilmente in “Mia madre” qualcosa di anomalo, se non addirittura di strano. La ragione potrebbe essere legata al fatto che il personaggio principale, che pare cucito addosso allo stesso autore, o ancor più al suo alter ego del passato Michele Apicella, è invece interpretato, bene, da Margherita Buy. La cosa diventa ancor più singolare, considerando che Moretti è anche co-protagonista (interpreta il fratello di Margherita, la regista protagonista del film).
Dunque il Nostro presenzia, ma non dà luogo al complesso di Edipo (o quanto meno non ce ne viene dato conto). È come se Moretti avesse consapevolmente concepito una storia coi suoi crismi, ma (forse per paura di risultare ripetitivo) ne fosse volutamente rimasto fuori, ma non riuscendo a farlo totalmente si fosse ricucito (è pur sempre il regista!) un ruolo marginale nel cast.
La risultante è che, scevro dal meccanismo edipico, vero motore emozionale di molte sue pellicole, “Mia madre” risulta un film in linea generale drammatico, e sul piano personale addirittura travagliato. Un film egoistico, ma non fino in fondo. Un film certamente piacevole e ben girato, in cui però, e lo dimostra la buona prova di attore di Moretti, la dimensione di quest’ultimo è ben definita: consolatoria e certamente foriera di un grado di maturità (psicologica e personale) pienamente soddisfacente.
Sul piano narrativo, la storia si dipana tra la vita privata e quella professionale di Margherita (la Buy appunto), che crea un continuo rimando dall’una all’altra dimensione, intrecciandole indissolubilmente fino quasi a confonderle, con la conseguenza di una sovrapposizione tra onirico e reale (che è la parte più interessante del film, quella in cui si acuisce maggiormente il pathos). “Mia madre” è un film sulla morte, sulla famiglia e, meno banalmente, sulla memoria e sul passato fagocitato dal futuro, con un magnifico tema d’archi che accompagna i momenti più significativi. Ed alla fine ti accorgi di esserti emozionato, nonostante una storia intima, senza clamori, che parla di una vita qualsiasi. E capisci che non poteva essere altrimenti, perché è la vita stessa ad essere emozione.
Carmine Cicinelli
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