Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Una carica della polizia contro dei manifestanti, è il film nel film che la regista Margherita sta girando ai piedi di una fabbrica. L’apparizione e la richiesta dell’operatore Francesco Acquaroli di filmare più da vicino, più realisticamente la carica viene interpretata dalla regista come una richiesta recondita di sadismo – e al contempo da Moretti cineasta una critica non del tutto velata a DIAZ di Vicari? Acquaroli interpretava il comandante del reparto Mobile picchiatori…Con la recente e sacrosanta sentenza di Strasburgo sui fatti della Diaz stride un pochino. Prima fisima di Moretti?
La vita di Margherita si divide tra il set di un faticoso film su un imprenditore e gli operai che si difendono dalle minacce di licenziamento e una madre malata da accudire. Separata con una storia al capolinea con l’attore coprotagonista del suo nuovo film, intorno a lei gravitano il fratello Giovanni, la figlia adolescente, la star Barry Higgins, sogni, incubi e nevrosi. Soprattutto crisi. Ogni personaggio, a partire dalla protagonista, vive uno stato di crisi. Nanni Moretti plasma Margherita delle sue nevrosi, del suo perfezionismo maniacale, lo fa con autoironia. Margherita sogna improbabili lunghe file per un vecchio film di Wim Wenders, fa incubi freudiani di acqua che allagano la casa, brutti presagi sulla madre. La madre appunto, fonte di calore, dolci ricordi, traduzioni dal latino…
Moretti, accantonato da un pezzo lo spirito critico, caustico e iconoclasta alla Michele Apicella, è ancora capace di farci divertire e commuovere. Raccontando il proprio dolore per la scomparsa di una madre, la malattia, il graduale venire meno di una certezza, di una persona a noi cara, riesce a trasferire queste emozioni, questo mancarci la terra sotto i piedi, questo guardarsi allo specchio e scoprirsi quello che si è sempre negati di essere o fatto finta di non vedere. Non rompe nessuno schema dal punto di vista stilistico ma invita noi e se stesso a farlo. Nella vita, nel lavoro. Margherita Buy è il transfert riuscito, alle prese nel lavoro con un attore americano sopra le righe, vanesio, bizzoso e inconcludente, che insegue la Roma de LA DOLCE VITA (un’ottima caricatura dei luoghi comuni cineamericani compiuta da un simpaticissimo John Turturro in versione live) e che sa tornare sui suoi passi.
MIA MADRE è una pellicola semplice, sincera che sa parlare al cuore facendoci ridere e angosciare, sa dare pace e un leggero senso di inquietudine, di conclusione (come succedeva in HABEMUS PAPAM). Bergman, Allen, Fellini e Moretti stesso riecheggiano, lui attore sa sottrarsi a favore di tanti bei volti umani, piacevoli e quasi inediti, da Giulia Lazzarini a Toni Laudadio. Liberatosi dalle mai del tutto convincenti musiche di Franco Piersanti dà spazio ad autori e brani (non) originali. Nanni, pur con tutte le sue fragilità di uomo e artista, vive e lotta insieme a noi, questo ci rassicura e ce lo rende ancora vero.
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